Aprilia, picchia e minaccia l’ex: ‘Ti ammazzo se chiami la Polizia’

Violenza ad Aprilia

Un anno di inferno per una donna di Aprilia e per i suoi 2 figli, perseguitata dall’ex compagno che non accettava la fine della loro relazione. Insulti, minacce, aggressioni fisiche e continue intimidazioni: l’uomo, un 38enne, è stato rinviato a giudizio dal Gup di Velletri per molestie aggravate. Ma la Procura di Velletri non ha disposto né arresto né divieto di avvicinamento, nonostante le escandescenze abbiano coinvolto anche 2 minori.

Continue botte e minacce all’ex compagna, la violenza ad Aprilia

La vicenda, riportata dal Corriere della Sera, ha inizio quando la donna, dopo anni di tormenti, decide di troncare la relazione. L’uomo, accecato dalla rabbia e dall’incapacità di accettare la fine del loro amore, inizia a tormentarla senza tregua. Le aggressioni verbali sono all’ordine del giorno: “Tr… infame, se non mi dai i bambini ti ammazzo”, “Infame di m…, che pensi de famme paura?”. Le minacce si intensificano quando la donna decide di denunciarlo: “Morta de fame se chiami la polizia te faccio male“.

Il 16 aprile 2023 l’uomo la strattona e le dà un calcio alla pancia. Il 19 aprile prende a pugni la porta di casa sua, causandole un perdurante stato di ansia. Calci, sassi lanciati di notte contro l’abitazione: l’uomo non si ferma davanti a nulla per terrorizzare la sua ex.

Nessun arresto o divieto di avvicinamento

Nonostante la gravità delle accuse, fino al rinvio a giudizio, fissato per il prossimo 3 ottobre, l’uomo non è stato colpito né da divieto di avvicinamento né da arresto. Un’assenza di tutele che lascia la donna ancora nel terrore, costretta a vivere sotto la costante minaccia del suo aguzzino.

La storia di Aprilia è l’ennesimo drammatico monito sulla violenza contro le donne. Una violenza che spesso assume la forma subdola dello stalking, capace di annientare psicologicamente la vittima e di renderla prigioniera della paura. È necessario che le istituzioni agiscano con maggiore tempestività e fermezza per tutelare le donne da questo tipo di abusi, garantendo loro la sicurezza e il supporto di cui hanno bisogno.

Il processo che si aprirà come anzidetto il prossimo ottobre sarà un’occasione per fare luce sulla vicenda. Ma soprattutto sarà un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema purtroppo ancora troppo diffuso anche nel circondario di Roma sud.