Ardea, oltre 55mila euro per sanare la casa irregolare dal 1986: il Comune deve restituire i soldi al proprietario

Comune di Ardea

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Ardea, il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha accolto parzialmente il ricorso di un cittadino rutulo contro il Comune, annullando parte delle somme richieste per la regolarizzazione di una casa abusiva. I giudici hanno stabilito che il proprietario non dovrà pagare i 3.451 euro pretesi dal comune di Ardea come oblazione integrativa. E che il calcolo degli oneri di urbanizzazione, quantificati dallo stesso Comune di Ardea in oltre 51mila euro, dovrà essere rifatto. Probabilmente, ridotto in modo decisamente sostanzioso. L’Amministrazione comunale di Ardea, infatti, ha utilizzato criteri temporali non corretti, riferiti al rilascio del condono, ossia all’anno 2022. Invece che alla data di presentazione della domanda, risalente al 1986.

Ardea, una vicenda lunga quarant’anni

La storia nasce proprio nel 1986, quando il proprietario dell’immobile presentò istanza di condono edilizio per sanare l’abitazione realizzata senza titolo. Nonostante il pagamento delle somme allora richieste, il procedimento non fu mai concluso dal Comune. Decenni dopo, nel 2022, l’Amministrazione ha avviato un nuovo procedimento chiedendo ulteriori pagamenti: 3.451 euro di oblazione, 51.421 euro di oneri concessori e 1.802 euro di diritti di segreteria. Il cittadino ha impugnato l’atto al Tar DEL LAZIO sostenendo l’illegittimità di queste richieste.

Il nodo degli oneri di urbanizzazione

Il cuore della controversia riguarda il momento temporale a cui fare riferimento per calcolare gli oneri di urbanizzazione. Una parte della giurisprudenza li lega al rilascio del permesso in sanatoria, un’altra alla data della domanda di condono.

Il Tar Lazio ha scelto di seguire la seconda interpretazione, ritenendo che il cittadino debba conoscere da subito l’importo da pagare, così da decidere se sanare l’abuso o demolire l’opera. Diversamente, si creerebbe incertezza e si premierebbe l’inerzia delle Amministrazioni, che potrebbero trarre vantaggio economico dal ritardo.

Il ruolo del Comune di Ardea

Il Comune di Ardea aveva quantificato gli oneri sulla base delle tariffe attuali, portando la cifra complessiva a oltre 55mila euro. Una pretesa considerata irragionevole dai giudici, soprattutto alla luce del fatto che nel 1996 lo stesso Comune aveva indicato un importo provvisorio di circa 5 milioni di lire (poco più di 2.600 euro), salvo conguaglio.

Pretendere trent’anni dopo un’integrazione di oltre 50mila euro è stato ritenuto sproporzionato e contrario ai principi di certezza del diritto e tutela dell’affidamento del cittadino.

La restituzione delle somme

Con la sentenza, il Tar ha imposto al Comune di rideterminare gli oneri dovuti applicando i criteri in vigore nel 1986, anno della domanda di condono. Di conseguenza, l’oblazione integrativa di 3.451 euro non è dovuta e le somme richieste in eccesso dovranno essere ricalcolate e restituite.

Resta fermo il dovere del cittadino di versare gli importi effettivamente dovuti, ma calcolati correttamente. Le spese legali del giudizio sono state compensate, dato che entrambe le parti hanno avuto parziale soccombenza.

Un precedente rilevante

La sentenza assume rilievo anche oltre il singolo caso. In un territorio come quello di Ardea, segnato da un numero elevato di domande di condono edilizio pendenti da decenni, il pronunciamento del TAR potrebbe incidere su molte altre situazioni simili. I giudici hanno ribadito che l’Amministrazione non può trarre vantaggio dal proprio ritardo e che i cittadini hanno diritto a conoscere subito gli oneri per la sanatoria, senza dover subire incrementi dopo decenni di attesa. In ogni caso, il Comune di Ardea ha facoltà di presentare ricorso al Consiglio di Stato contro tale sentenza.