Asl e Arpa rilevano “Inquinanti nel campo pozzi Acea”: Ardea chiede la bonifica del sito alla Regione Lazio

Il Consiglio Comunale di Ardea ha approvato all’unanimità dei presenti un ordine del giorno di forte impatto politico e ambientale: chiedere alla Regione Lazio la bonifica urgente del Campo Pozzi Laurentino. Soprattutto alla luce delle recenti rilevazioni di composti organici di origine industriale effettuate da ASL e ARPA Lazio proprio per quel sito che fornisce acqua potabile a Ardea ma ancghe Pomezia. Un passo deciso, che arriva dopo anni di silenzi, rinvii e decisioni controverse, che segna una svolta nel braccio di ferro tra le istituzioni locali, la Regione e l’Acea. Acea è il gestore del servizio idrico integrato ma anche — secondo il Comune di Ardea — parte in conflitto d’interessi.
La battaglia per l’acqua pulita di Ardea: la stoccata a Acea
Il caso dei pozzi Laurentino e Pescarella non è nuovo. Già nel 2013 la Segreteria Tecnico Operativa dell’ATO 2 aveva presentato alla Regione Lazio una proposta di salvaguardia delle falde acquifere. Avviando un iter che sembrava poter garantire la protezione di una risorsa essenziale per migliaia di cittadini di Ardea e Pomezia. Nel 2016 l’ARPA aveva completato una mappatura dettagliata delle aree contaminate, confermando la presenza di sostanze inquinanti di derivazione industriale. Successivamente, nel 2017 e nel 2021, erano stati realizzati due impianti potabilizzatori proprio per garantire la sicurezza delle acque. Ma a marzo 2025 è arrivata la doccia fredda: la Regione Lazio, con una determina dirigenziale, ha archiviato la proposta di salvaguardia, ritenendola superata.

La scintilla: il ruolo dell’Acea e il termovalorizzatore di Roma
Secondo quanto emerso in aula, l’archiviazione sarebbe stata sollecitata dalla stessa Acea, che avrebbe comunicato alla Regione l’“impossibilità” di mantenere la tutela dei pozzi di Ardea, proponendo invece di attingere acqua dai laghi di Albano. Una scelta che, per il Comune di Ardea, favorisce indirettamente la costruzione del termovalorizzatore di Roma, previsto proprio nell’area di Santa Palomba, ai confini con Ardea e Pomezia. I consiglieri Niko Martinelli e Luca Vita, promotorei dell’ordine del giorno, hanno parlato di un “attacco al territorio”, sottolineando come la rimozione della tutela abbia aperto la strada a impianti potenzialmente inquinanti, “in un’area che doveva essere vincolata per la protezione delle falde”.
“Non ci fermeremo”: il voto unanime del Consiglio di Ardea
La mozione, discussa il 25 settembre scorso, è stata approvata con 15 voti favorevoli e nessun contrario o astenuto. Il sindaco Maurizio Cremonini, intervenuto in aula, ha chiarito che la richiesta di salvaguardia del 2013 proveniva originariamente da Acea. Ma che ora, di fronte ai nuovi dati ambientali, “è dovere dell’amministrazione difendere la salute dei cittadini e impedire che l’acqua potabile venga usata per alimentare o raffreddare l’inceneritore”. Cremonini ha ricordato anche che i Comuni di Pomezia, Albano, Ariccia e Marino hanno inserito il tema dell’acqua nei loro ricorsi al Commissario Gualtieri. Sottolineando la necessità di preservare le risorse idriche per uso civile, non industriale.
Le richieste di Ardea alla Regione Lazio
Il documento approvato dal Consiglio prevede quattro azioni principali: Richiedere alla Regione Lazio la bonifica del Campo Pozzi Laurentino, in applicazione della legge regionale n. 13/2019 sui siti contaminati. Revocare l’archiviazione della salvaguardia, giudicata irregolare poiché non approvata dalla Conferenza dei Sindaci. Opporsi alla delocalizzazione delle fonti idriche, che sposterebbe l’approvvigionamento verso i laghi di Albano, già in sofferenza ambientale. Chiedere a Città Metropolitana di ripristinare le tutele previste nella mappa del 2021, comprese le aree oggi destinate al termovalorizzatore.
Una mossa strategica che, oltre a proteggere la salute pubblica, punta a rimettere in discussione la compatibilità ambientale del grande impianto romano, la cui autorizzazione resta uno dei temi più caldi della politica regionale.
Tra emergenza ambientale e diritti dei cittadini di Ardea, Pomezia e Castelli Romani
Dietro la delibera votata ad Ardea c’è un messaggio chiaro. La difesa dell’acqua non è una battaglia di parte, ma una questione di interesse collettivo e di sopravvivenza ambientale. Le recenti analisi condotte da Asl e Arpa, che hanno rilevato “inquinanti industriali” nei pozzi Acea, hanno reso evidente una situazione di rischio che non può più essere ignorata. “Non si tratta solo di difendere due pozzi – ha ribadito Martinelli – ma di salvaguardare il futuro di un territorio intero”.
Mentre la Regione valuta la richiesta di revoca dell’archiviazione, Ardea si prepara a un nuovo confronto istituzionale, forte di un consenso unanime e di un obiettivo preciso: restituire sicurezza e trasparenza alla gestione delle risorse idriche. La partita è tutt’altro che chiusa, ma la città ha scelto da che parte stare.
