ATAC, manifesti interni sullo smart working: cresce la polemica sulla gestione del lavoro agile

Un bus Atac in servizio a Roma

“Apparsi manifesti in ATAC sul lavoro agile, continua la penalizzazione di un intero settore aziendale nel silenzio di Gualtieri”. Con queste parole Francesco Carpano, consigliere comunale di Forza Italia in Campidoglio e membro della Commissione Mobilità, riaccende i riflettori su una questione che da mesi agita i corridoi della municipalizzata romana dei trasporti: la scarsa applicazione dello smart working per il personale amministrativo.

Mentre in molte realtà aziendali, pubbliche e private, il lavoro agile si è consolidato come uno strumento efficace per aumentare la produttività, ridurre i costi e migliorare la qualità della vita dei dipendenti, in ATAC la situazione sembrerebbe bloccata. “Dirigenti refrattari all’innovazione e indolenti nell’organizzare il lavoro da remoto costringono circa mille amministrativi a inutili trasferimenti casa-ufficio, alimentando traffico e aumentando i costi operativi dell’azienda”, denuncia Carpano.

La denuncia in Commissione Mobilità

Durante una recente seduta della Commissione Mobilità, chiamata a discutere l’adeguamento delle politiche aziendali in materia di smart working, i vertici di ATAC – rappresentati dal Direttore del Personale Marco Stramaccioni – hanno giustificato le limitazioni al lavoro agile con la necessità di “non creare discriminazioni” nei confronti del personale viaggiante. Una posizione che, però, è stata apertamente contestata anche dalle Organizzazioni Sindacali intervenute alla riunione.

Secondo Carpano, se discriminazione c’è stata, essa ha riguardato la distribuzione dei premi di produttività, che avrebbero escluso i dipendenti degli uffici amministrativi, a differenza di quanto avviene in altre aziende del settore come Cotral e ATM. “È inaccettabile – prosegue il consigliere azzurro – che una parte dell’organico venga trattata come se non contribuisse alla produzione complessiva della società”.

Smart working nei trasporti

Nel confronto con le altre realtà regionali e metropolitane del trasporto pubblico locale, ATAC appare in ritardo. Mentre Cotral, ad esempio, ha stabilito una quota stabile di lavoro agile per i dipendenti non operativi, l’azienda romana non avrebbe ancora definito una policy strutturata né adottato un modello ibrido compatibile con le esigenze di efficienza e sostenibilità.

Una situazione che, secondo Carpano, richiederebbe un intervento deciso del Campidoglio. “Gualtieri, in qualità di socio unico, eserciti il controllo analogo previsto per le partecipate e imponga un adeguamento delle politiche aziendali allo standard di settore. In caso contrario – avverte – la smetta di parlare del valore del lavoro agile per la città”.

Interrogazione in Aula Giulio Cesare

Per portare la questione all’attenzione dell’intero Consiglio comunale, Carpano ha annunciato la presentazione di un’interrogazione orale. “Chiederemo conto direttamente in aula di una situazione che va superata al più presto – conclude -. Roma non può permettersi un’azienda strategica come ATAC che resta ancorata a modelli organizzativi del passato”. Intanto, i manifesti affissi internamente all’azienda, apparentemente una forma di protesta interna , continuano a tenere alta l’attenzione sul tema. Il malcontento cresce, e con esso il pressing politico per una modernizzazione che appare non più rinviabile.