ATAC prova la fase 2. Ma a pieno carico sarà un altro film

ATAC ha provato una simulazione di quella che potrà essere la cosiddetta fase due. Ovvero il momento delle graduali riaperture delle attività lavorative e commerciali che inizierà  dal 4 maggio. La prudenza e il condizionale sono d’obbligo, perchè purtroppo il coronavirus non è affatto sconfitto o debellato. Anche se fortunatamente le curve dei contagi che vediamo ogni sera in televisione ci dicono che il picco sembra superato. Almeno nel Lazio e a Roma. Ma l’attenzione reta altissima perchè basta qualche decisione sbagliata o qualche comportamento irresponsabile per mandare a rotoli i sacrifici enormi di questi due mesi di clausura. D’altronde è anche vero che bisogna riprendere a lavorare, perchè il sistema Paese è in ginocchio. I cittadini non hanno più soldi. E non si può stare a casa per un anno in attesa che venga scoperto eventualmente il vaccino. Così si inizierà con aperture scaglionate e graduali, e anche sul fronte del trasporto pubblico si stanno facendo le prove. Per vedere se con distanziamenti, limiti di carico e contingentamento dei passeggeri il sistema reggerà. E per evitare il più possibile il caos.

ATAC inaugura le nuove regole alla stazione metro di San Giovanni. 30 persone ogni tre minuti, polizia esercito e percorsi guidati

ATAC ha svolto ieri una simulazione per provare le nuove regole e la segnaletica che sarà pronta per il 4 maggio. La data fatidica della ripresa di una vita un po’ più normale, almeno così si spera. Quella fase 2 che tutti aspettiamo con speranza ma anche con qualche timore. Perchè è chiaro che almeno all’inizio nulla sarà esattamente come prima. Vale anche e soprattutto per il trasporto pubblico in una città come Roma. Dove fino a due mesi fa i cittadini erano abituati a viaggiare come sardine. Accalcati sugli autobus o nei vagoni della metropolitana. Adesso invece c’è l’obbligo del distanziamento sociale. E ieri si sono svolte alcune prove e simulazioni in una stazione simbolo della capitale, quella della metro C di San Giovanni. Scelta non casuale, si potrebbe dire. Intanto perchè la linea C nasce tutta automatica, con le porte di banchina nelle stazioni. Quindi con una maggiore facilità nel creare percorsi guidati e distanziare gli utenti. Poi perchè è nuova e funziona più o meno tutto. A cominciare dai tornelli conta persone passando per le segnalazioni dei pannelli luminosi. E gli annunci all’altoparlante si sentono forti e chiari. Infine perchè San Giovanni è una stazione archeologica, quindi anche bella da vedere. Certamente la stessa dimostrazione avrebbe creato più problemi sulla Roma Lido, ma vediamo comunque come è andata.

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Gli altoparlanti accompagneranno gli utenti della metropolitana. E davanti ai treni tutti fermi sul proprio disco

La simulazione svolta ieri dall’ATAC alla stazione metro di San Giovanni ci fa capire come sarà il trasporto pubblico a Roma nei prossimi mesi. E non saranno certo rose e fiori, perchè purtroppo la situazione ricorda molto quella di un film di guerra. I cittadini sono stati disposti in fila, distanziati tra loro di circa due metri fin dal marciapiede della piazza antistante le scale della metropolitana. Ogni tre minuti, poteva scendere un drappello di non più di trenta persone. Sotto la sorveglianza dei militari e degli addetti alla sicurezza dell’ATAC. Vietato fermarsi o creare assembramenti, la gente doveva seguire un percorso guidato. Con segnaletica orizzontate a terra e barriere che impediscono di sbagliare o cambiare strada. Fino ad arrivare in banchina. Dove ognuno deve mettersi su un disco che indica il punto esatto dove il treno si fermerà. E dove si apriranno le porte. Inoltre per l’occasione erano stati chiusi tutti gli accessi per le altre linee A e B della metro, visto che San Giovanni è una stazione di scambio. Il tutto mentre l’altoparlante ricorda continuamente regole e comportamenti da tenere. Insomma ieri ha funzionato, pure con uno stress considerevole per gli utenti. Tutti disciplinati e con al loro mascherina. Il problema sarà quando tra qualche giorno invece di due o trecento persone ce ne saranno dieci o ventimila. Senza pensare a quanto succederà alle fermate degli autobus. I cittadini romani hanno dimostrato di essere pronti, ma L’ATAC e il comune sapranno essere all’altezza?