Attentato a Ranucci, il mistero dietro la bomba a Campo Ascolano: l’ombra della malavita sul porto di Fiumicino e il business dei rifiuti

Bomba casa di Sigfrido Ranucci

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Chi voleva colpire Sigfrido Ranucci? Una bomba artigianale, un ordigno da stadio, ma piazzato con precisione chirurgica. Troppo per essere solo un gesto da ultrà. Dietro l’attentato al conduttore di Report si muove qualcosa di più profondo, oscuro e organizzato. Non una bravata, ma una firma criminale, forse legata a quel groviglio di affari e potere che ruota attorno ai futuri appalti del porto di Fiumicino: centinaia di milioni di euro e troppi interessi pronti, letteralmente, a esplodere.

Un attentato che sa di messaggio

Sigfrido Ranucci, dopo aver parlato con i magistrati della Dda di Roma, ha spiegato di aver analizzato con loro «almeno quattro o cinque piste». E se c’è una cosa chiara, è che questa volta le minacce hanno fatto un salto di qualità. «Avrebbero potuto uccidere mia figlia», ha commentato Ranucci. «”q”uesta non è più una semplice intimidazione».
L’attacco porta la firma di chi conosce il territorio e le sue dinamiche criminali. Campo Ascolano non è un luogo a caso: è uno snodo tra Ostia e Torvaianica, una zona dove si intrecciano camorramalavita romana e clan albanesi, tutti con un piede negli affari che contano. E gli affari, qui, parlano soprattutto di porti, cemento e droga.

Quel triangolo maledetto tra Ostia, Pomezia e Torvaianica

Non è un mistero che questo pezzo di litorale sia da anni terra di conquista per organizzazioni di ogni tipo. A due chilometri dalla casa del giornalista, nel 2020, venne ucciso Selavdi Shehaj, detto “Passerotto”, albanese, freddato in spiaggia da Raul Esteban Calderon, lo stesso killer che un anno prima aveva giustiziato “Diabolik” Piscitelli, storico capo ultrà laziale. Un delitto che svela l’intreccio tra ultrasdroga e politica locale, un terreno che Ranucci ha toccato più volte nelle sue inchieste. E non è la prima volta che paga il prezzo del suo lavoro: dai proiettili calibro 38 trovati vicino casa, agli avvertimenti dei clan calabresi inviati dal carcere, fino ai messaggi dei cartelli messicani della droga.

«Questa è una terra di confine pericolosa» ha ricordato Adriano Zuccalà, ex sindaco M5S di Pomezia. Ieri è andato davanti casa di Ranucci insieme all’ex premier e leader del M5s Giuseppe Conte. «Negli anni ’50 qui comandava Frank Coppola, detto Tre Dita, il primo a portare la mafia nel Lazio».
Una storia che si ripete: nel 2019 l’operazione Equilibri dei ROS scoperchiò un’alleanza tra camorra e mafia catanesepronta a spartirsi gli stabilimenti balneari del litorale. Oggi a farsi avanti è anche la mala foggiana, attratta dalle case affittate d’inverno, perfette come basi logistiche o rifugi. Ma Ranucci non è solo il conduttore di Report: nel quartiere è un cittadino attivo, impegnato contro l’abuso di antenne e contro le emissioni elettromagnetiche. Troppo esposto, troppo scomodo.

Il business che scotta

Le inchieste di Report non hanno risparmiato nessuno: dall’inceneritore di Santa Palomba, che dovrebbe entrare in funzione nel 2029, ai miliardi in ballo nel business dei rifiuti, fino alle indagini su eolico, banche e sanità, temi annunciati nel nuovo ciclo del programma che partirà il 26 ottobre. Forse l’ennesima inchiesta pronta a toccare nervi scoperti. E allora il dubbio resta: quell’ordigno, piazzato sotto casa, è un messaggio per fermare un giornalista, o per avvertire chiunque osi fare domande?

Campo Ascolano, Torvaianica e Pomezia con Sigfrido Ranucci

Intanto Campo Ascolano, il quartiere che Ranucci non ha mai voluto lasciare, dove ha sempre vissuto con la moglie e i suoi tre figli, si stringe attorno al giornalista. E alle 11 di oggi i cittadini del quartiere, insieme a quelli di Torvaianica e di Pomezia, con le associazioni di zona, si ritroveranno per dimostrargli la loro solidarietà. “La scorta di Sigfrido siamo noi”, è la manifestazione spontanea organizzata in poche ore. Tutti uniti, cittadini e associazioni, per dire che non sarà una deflagrazione a far tacere la verità. Lì, in via Po, non ci sono telecamere. Solo gli occhi dei vicini. Qualcuno, che al momento dell’esplosione era al telefono, ha ripreso il boato. Erano le 22:17. Si sente il rumore, si spera che ci sia anche qualche immagine che possa essere utile agli inquirenti per capire chi sia stato a mettere l’ordigno.

Alla manifestazione che si sta tenendo in queste ore a Campo Ascolano presente anche il sindaco di Anzio, oltre a quello di Pomezia.