Attentato al Bodeguita di Anzio: ipotesi vendetta dopo l’omicidio Muratovic, carcere confermato

Fiamme, ritorsioni e processi incrociati: il caso del Bodeguita di Anzio continua a trascinarsi nei tribunali. La Cassazione ha confermato il carcere per Dimitri M. di Aprilia, e Sara A. di Cori, ritenuti responsabili dell’incendio doloso che devastò lo stabilimento balneare nel giugno 2023. Un attentato che, fin da subito, fu letto dagli inquirenti come una possibile vendetta legata al delitto di Leonardo Muratovic, il 25enne di Aprilia ucciso a coltellate un anno prima, proprio all’esterno del locale.
Le fiamme al Bodeguita e il sospetto legame con l’omicidio Muratovic
Era la notte tra il 19 e il 20 giugno 2023 quando bottiglie incendiarie furono scagliate contro il Bodeguita: il primo tentativo, andato quasi a vuoto, non provocò danni rilevanti. Tre giorni dopo, però, la violenza si ripeté e stavolta il locale venne devastato. A finire nel mirino della Procura di Velletri furono Dimitri, Sara e un terzo complice di Aprilia, incastrati anche dalle dichiarazioni di chi, ignaro, aveva prestato loro l’auto usata per raggiungere il litorale.

All’esterno dello stesso locale il giovane Leonardo Muratovic era stato tragicamente accoltellato dopo una lite degenerata all’interno, intorno alle ore 2 della notte tra sabato 16 e domenica 17 luglio del 2022. La sequenza degli eventi avrebbe reso plausibile — agli inquirenti — il nesso tra l’omicidio e gli attentati incendiari successivi.
I ricorsi e le conferme
Nei mesi successivi agli arresti la vicenda è passata attraverso diversi gradi di giudizio. Per alcuni degli indagati è arrivata la conferma della custodia cautelare in carcere: la Cassazione ha rigettato determinati ricorsi, lasciando in piedi provvedimenti restrittivi disposti nei confronti di soggetti ritenuti coinvolti nell’attentato. Questo ha rafforzato, almeno in parte, l’impianto accusatorio della Procura di Velletri, che ha puntato sul collegamento tra la morte di Muratovic e gli assalti al locale.
Ma la storia processuale non è un blocco unico: contiene crepe e sfumature che meritano attenzione. Non tutte le imputazioni hanno retto allo stesso modo davanti ai giudici.
Sara, assoluzione a Latina per un altro processo
Ma la vicenda processuale di Sara non si esaurisce al Bodeguita. Il 6 giugno 2025, davanti al Tribunale di Latina, la 32enne di Cori, difesa dall’avvocato Antonino Castorina, è stata assolta con formula piena dall’accusa di ricettazione di un ciclomotore rubato, insieme ad altri coimputati. La sentenza (n. 1380/2025, giudice Nicolucci) ha stabilito che “il fatto non sussiste”, demolendo l’impianto accusatorio: nessuna prova che la ragazza fosse mai entrata in possesso del mezzo o che avesse contribuito al furto.
Un verdetto che mette in luce un profilo processuale più complesso: da un lato il carcere confermato per l’attentato ad Anzio, dall’altro un’assoluzione totale in un procedimento parallelo.
Bodeguita, ferita aperta ad Anzio
Intanto, ad Anzio e sul litorale, il Bodeguita resta il simbolo di una ferita aperta. Per gli inquirenti, i due giovani avrebbero giocato un ruolo chiave nell’escalation criminale che ha scosso la città tra il 2022 e il 2023. La Cassazione ha messo un punto, ma la storia giudiziaria dei protagonisti continua a intrecciarsi tra processi, ricorsi e nuove sentenze.