Attivisti per il clima, da noi sono impuniti, in Germania scattano le manette: 12 arresti

attivisti padova

Dodici attivisti tedeschi per la protezione del clima resteranno in arresto per 30 giorni, prima ancora del processo. Si tratta di alcuni membri del gruppo “Letzte Generation”, autori di un blocco stradale nel capoluogo bavarese, ripetuto due volte sullo stesso incrocio a distanza di poche ore. Lo riporta Welt. Secondo la polizia, le persone coinvolte nella protesta avevano annunciato anche ulteriori azioni. Per evitare una reiterezione, la polizia ha chiesto al tribunale di Monaco la custodia fino a inizio dicembre di 15 attivisti: i giudici l’hanno confermata per dodici. La legge bavarese prevede che un cittadino possa essere trattenuto fino a un mese sulla base di un provvedimento giudiziario, per impedire ripetizione di reati penali o di notevole importanza per la collettività. In questo caso, tuttavia, si tratta di una misura “molto, molto rara, davvero un caso eccezionale”, ha dichiarato venerdì un portavoce della polizia di Monaco. “Sapevamo che in Baviera c’era il rischio di essere arrestati più a lungo. Eppure questo non ha fermato la protesta, perché sappiamo che se non cambiamo ora, precipitiamo verso una catastrofe climatica”, ha dichiarato una portavoce di “Letzte Generation”.

Attivisti per il clima: andassero a protestare davanti alle centrali

“Ho la stessa preoccupazione di questi ragazzi con i quali però ho poco da spartire. Il presupposto è interessante: mandare un messaggio a un grande pubblico, avere eco mediatica su una causa importante, quella del clima e del futuro del pianeta, ma non trovo il nesso di tutto questo con l’andare a imbrattare un oggetto artistico. Andate a farlo contro una centrale di carbone. E’ vero l’uomo inquina, ha rovinato tante cose, ma una delle poche cose belle che ha fatto è proprio l’arte, più che una denuncia a me sembra una contraddizione”. Lo dice all’agenzia Dire, Alessandro (nome di fantasia), studente di storia dell’arte alla Sapienza di Roma che sta lavorando a una tesi sulle abbazie cistercensi in Sardegna, alla Dire ha commentato quel che pensa degli attivisti che imbrattano i quadri per accendere i fari sulla causa climatica, ultimo in ordine quello che ha visto la zuppa di piselli colpire Il seminatore di Van Gogh e un altro attacco al Prado. La difesa di questi attivisti è di colpire solo opere protette : “Ma c’è sempre la possibilità minima di recare danno, anche alla cornice che fa parte dell’opera- ha spiegato Alessandro- e quello che cercano di ottenere è solo un titolo di giornale, non a caso colpiscono artisti molto noti al grande pubblico”. E su chi sostiene che sia l’unico modo per essere visibili, lo studente d’arte ha replicato: “Anche le Brigate Rosse per farsi vedere hanno rapito Moro”. Di queste azioni dimostrative se ne parla molto all’Università, nei corridoi, tra gli studenti, “ma non mi è mai capitato che un docente ne parlasse”, ha sottolineato. Non vede nessi con la cancel culture Alessandro di cui non sembra inoltre molto preoccupato: “E’ solo una fase, dovrà finire prima o poi. Questa è la società del Tik Tok e ha bisogno di continue novità”.