Aumenta il carrello della spesa: verdure fino all’8.7 per cento in più

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Aumenta il carrello della spesa. “A novembre si conferma il quadro deflazionistico dei prezzi al consumo consolidatosi nei mesi precedenti. I beni energetici si confermano in flessione sia nella componente regolamentata sia in quella non regolamentata, mentre i prezzi del cosiddetto carrello della spesa accelerano la loro crescita”. Lo dice l’Istat nel suo ultimo rapporto.

Aumenti sensibili nel carrello della spesa

Crescono i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano al 5,5% per la frutta fino all’8,7% per le verdure. Ma nei campi e nelle stalle è speculazione al ribasso con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori per molti prodotti, dalla carne al latte fino alla frutta. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat che a novembre evidenziano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +1,6% con un andamento in controtendenza rispetto all’inflazione generale in calo dello 0,2%. Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – al paradosso che mentre i prezzi della spesa al dettaglio aumentano, quelli pagati agli agricoltori e agli allevatori crollano.

Ma agli agricoltori non viene riconosciuto il dovuto

Casi emblematici sono quelli della frutta di stagione come le clementine. Che nelle campagne – precisa la Coldiretti – vengono pagati al ribasso ben al di sotto dei costi di produzione. I prezzi attualmente corrisposti – sostiene la Coldiretti – non sono assolutamente remunerativi e si profila un crack senza precedenti per il settore nei territori tradizionali di coltivazione, dalla Calabria alla Sicilia fino in Puglia. Di fronte ad una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un “patto etico di filiera” per garantire una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella distribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna Coldiretti.

Preoccupazione delle categorie produttive

Salvare la produzione agricola è una necessità per continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare degli italiani durante la pandemia. Come assicurato fino ad oggi da 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione con 230mila punti vendita. Tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica. L’andamento negativo dell’inflazione e del carrello della spesa “continua a destare preoccupazione”. Lo scrive Federconsumatori in una nota a commento dei dati diffusi dall’Istat. “A maggior ragione – si legge ancora – dal momento che la crescita dei prezzi di tali prodotti pesa soprattutto sulle tasche delle famiglie con redditi medio-bassi.

L’aumento del carrello si riflette sulle famiglie

Queste ultime sono sempre più costrette a ridurre i propri consumi ai minimi termini. Proprio a causa degli aumenti e delle gravi conseguenze che la pandemia sta determinando sul piano economico-occupazionale. Non a caso gli ultimi dati sull’andamento delle vendite al dettaglio registrano un -0,4% proprio nel settore alimentare. Questo trend non accende un faro di allarme sulla condizione delle famiglie, ma produrrà evidenti ricadute sul fronte del commercio e della produzione”, spiega l’associazione. “Per questo – ribadisce Federconsumatori – si rende urgente ed indispensabile l’avvio di piani mirati alla ripresa economica e per il rilancio dell’occupazione.