Autismo, Nicoletti contro la Raggi: “La sindaca mi ha preso in giro per anni”

“Sono stato preso in giro per anni dalla sindaca Raggi. E dopo anni di rimpalli, di promesse da parte del Comune di Roma si è tutto azzerato”. Gianluca Nicoletti, giornalista, autore tv, conduttore radiofonico e padre di Tommy, ragazzo autistico di 23 anni – alla vigilia della Giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo, che si celebra domani – esprime tutta la sua amarezza per non essere riuscito a ottenere il sostegno delle istituzioni per realizzare, riqualificando strutture abbandonate, un progetto di inclusione sociale e lavorativa per persone autistiche per il quale si batte da anni.
Autismo, Nicoletti ha un figlio di 23 anni
“Alla fine ho deciso di fare tutto da solo. Un anno fa – racconta Nicoletti – usando tutti i miei risparmi di 40 anni di lavoro mi sono comprato un locale nel quartiere Prati che sto finendo di allestire a spese mie. E farò io, lì, quello che avrei voluto fare con il sostegno pubblico. Dimostrerò – afferma il giornalista – che è possibile fare un progetto di inclusione sociale e lavorative di persone neuro-diverse”.

Nicoletti sulla Raggi: “Che tristezza, sa fare solo chiacchiere”
La struttura dovrebbe essere inaugurata entro maggio. “Innanzitutto – spiega Nicoletti – sarà un centro di comunicazione, un hub da dove si trasmetteranno audio e video e sarà possibile propagare cultura e formazione per le famiglie, con tutti i problemi delle famiglie che saranno messe in contatto per quanto possibile con persone competenti. Quindi sarà un centro di collegamento usando i sistemi che in questa pandemia si sono dimostrati importanti. E i ragazzi lavoreranno lì. Ci sarà un laboratorio d’arte, mio figlio dipinge, altri ragazzi fanno altre cose del genere. Coinvolgerò non soltanto persone autistiche ma anche persone con altre fragilità meno evidenti ma con pieno possesso delle loro facoltà. Insomma – ribadisce – cercherò di far da solo quello che non sono riuscito a fare col sostegno pubblico”.
La preoccupazione da genitore infatti resta sempre la stessa: “Tommy ha la fortuna di avere ancora un padre che è in salute e che si può occupare di lui. Se non ci fossi io – dice amaro Nicoletti – sarebbe già buttato in qualche discarica per rifiuti umani e sarebbe lì a valere per quanto vale la retta dello Stato che paga chi lo tiene in vita, che è una cosa a cui non posso nemmeno pensare. Sono passato dalla legge dell’autismo, da quella del dopo di noi, e mi sono ritrovato al punto di partenza. Se non svuotavo le mie tasche e non mi davo da fare io – afferma – mio figlio non avrebbe avuto nessuna speranza”.
“Se adesso ha una speranza di avere una vita un po’ più decente è perché ci ho messo tutto quello che avevo – ribadisce -. E l’ho fatto volentieri per rendere un po’ felice la vita di persone destinate alla tristezza. Deve essere la risposta all’immobilismo generale. E se penso che domani ci sarà ancora gente che fa i convegni e parla con i politici, con i preti, con le suore…, le chiacchiere ‘faremo e non faremo’, facendo vedere i bambini prodigio: l’autistico che canta, che suona, che dice mamma e papà e tutti a dire ‘quanto sono belli’, e poi le storie lacrimevoli dei genitori… basta! Basta. Non ne posso più di lacrime. Voglio che sia per quanto posso una festa la vita di mio figlio, fino all’ultimo”, conclude.