Baby squillo, dopo i Parioli Ostia. È sempre emergenza prostituzione a Roma

Un nuovo caso di baby prostitute scuote le coscienze a Roma dopo il famoso caso delle baby squillo dei Parioli.

In questo caso le protagoniste sono solo poco più grandi, appena maggiorenni, ma il copione è lo stesso: ragazzine desiderose di potersi comprare accessori, borse, scarpe e vestiti di lusso che non si potrebbero permettere, e per questo iniziano quello che chiamano “un gioco”. E con l’aiuto di un ex compagno di classe (fidanzato di una delle quattro) iniziano a prostituirsi: rapporti sessuali con tariffe a partire da 400 euro negli hotel di lusso del centro. Ma la metà andava al “manager”, che ora è indagato per sfruttamento della prostituzione

Il nuovo caso baby prostitute, racconta la Repubblica, è nato sul litorale romano, all’Infernetto e a Ostia. Qui le quattro ragazze hanno deciso di “osare” per potersi permettere lussi altrimenti inaccessibili. E con la complicità dell’ex compagno hanno messo in piedi un giro d’affari sotterraneo che fruttava migliaia di euro. Il ragazzo, infatti, aveva le conoscenze giuste tra i possibili clienti: professionisti e imprenditori, tutti abbondantemente sopra i 40, tutti molto benestanti. Tanto da potersi permettere incontri a partire da 400 euro nei migliori alberghi della Capitale.

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L’altro caso clamoroso di baby squillo nella Roma bene

Era iniziato così anche il caso-shock delle baby squillodei Parioli, scoppiato nel 2014: le ragazzine, due 15enni, erano finite nel giro della prostituzione minorile della Capitale dopo aver iniziato quasi per “gioco”. Le baby squillo della Roma bene volevano comprarsi telefonini e ricariche, e prostituendosi riuscivano a racimolare il denaro necessario.

Dopo il caso della baby prostituzione ai Parioli, nella Capitale, viene quindi scoperto anche un nuovo giro di baby squillo. E mentre, come allora, anche adesso i genitori non si accorgono di nulla, le quattro ragazze (tutte romane di famiglie della media e piccola borghesia, tutte tra i 18 e i 20 anni, una di loro è ripetente e frequenta ancora le superiori) fanno crescere il loro business. Continuando a richiamare clienti, che per quelle baby prostitute perdono la testa. E l’amico continua a gestire il giro d’affari sotterraneo. Presentando persone, prenotando hotel, in un paio di casi anche prestando la sua abitazione per gli incontri clandestini.

Ora però il ragazzo è indagato per sfruttamento della prostituzione. Non risulta però che abbia mai costretto le quattro amiche a prostituirsi (anzi: l’idea è partita da loro), nemmeno che le abbia plagiate o che abbia usato qualsiasi tipo di violenza o coercizione. Loro sarebbero state tutte consapevoli e consenzienti, con l’obiettivo di fare soldi. Ma dato che il 20enne riceveva metà dei proventi, si configura il reato. E senza le sue conoscenze e i suoi agganci, anche per le quattro ragazzine quello che era iniziato come un “gioco” e che è diventato un lavoro sotterraneo sembra essere finito