Banche, solo il 6 % del prestiti è stato accordato. Ecco perché

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Banche, è difficile ricorrere al prestito di 25mila euro sbandierato dal governo. Sulla pagina facebook delle Partita Iva del Lazio, una persona si lamenta che il suo istituto bancario al quale aveva richiesto il prestito, gli ha comunicato che il tasso di interesse è salito dall’1,70 e 2,40, e chiede se anche ai colleghi sia successo lo stesso. Le partite Iva sono preoccupate perché le banche in effetti fanno difficoltà. Ci mettono tempo a rispondere, eludono le richieste, prendono tempo. A qualcuno è stato applicato il tasso dell’ 1 per cento, ad altri oltre il 2… Come al solito, la norma non è chiara. Moltissimi poi, si lamentano del fatto che il governo vuole farci indebitare… per fare cosa poi?

Banche, moltissime le richieste del prestito

Insomma, la situazione è confusa, perché? Intanto si apprende che al 14 maggio le domande inviate al Fondo di garanzia Pmi hanno raggiunto quota 212mila, in forte crescita rispetto alle 191mila del giorno precedente, superando i 10 miliardi di finanziamenti richiesti. Di queste, per operazioni fino a 25 mila euro, sono pervenute dalle banche al Fondo di garanzia 184mila domande (rispetto alle 165mila del giorno prima) per finanziamenti richiesti di quasi 4 miliardi (3.873 milioni). Lo comunica l’Abi, esprimendo in una nota “soddisfazione per la forte crescita delle domande pervenute dalle banche al Fondo di garanzia”.

Si sta rivelando un flop il sistema elucubrato dal governo

Però il sistema non funziona. Sembra un flop per i prestiti alle piccole e medie imprese, per cui lo Stato si fa garante del 100% dell’importo, fino ad un ammontare massimo di 25 mila euro. Perché per ora, ossia al 13 maggio, solo il 6,2% è stato accolto e liquidato. Emerge da un sondaggio predisposto dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, per valutare le difficoltà operative e procedurali per l’erogazione dei sostegni al reddito e l’accesso ai prestiti garantiti previsti dal cosiddetto Decreto Liquidità. Dal sondaggio emerge che le procedure di riconoscimento e accettazione delle domande si stanno rivelando molto più complesse e tortuose del previsto.

Anche le banche ci mettono del loro per complicare le cose

Rallentamenti della fase istruttoria, e soprattutto richiesta di documentazione ulteriore rispetto a quella prevista dal decreto. Più della metà denuncia l’elevata disorganizzazione del sistema creditizio nel complesso, non pronto con le relative modulistica e procedure, mentre altri segnalano la richiesta di apertura del conto corrente presso la stessa banca o la proposta da parte della stessa di prodotti finanziari diversi da quelli previsti dai decreti Cura Italia e successivo Liquidità (18,6%).

Il solito scaricabarile tra governo e banche

I motivi? per il segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani, Lando Maria Sileoni, “Governo, regioni e banche non si sono mai parlati in maniera chiara. Così sulle lavoratrici e sui lavoratori bancari si sono scaricate situazioni complesse e le tensioni della clientela a causa dei ritardi. C’è stato uno scaricabarile da parte di istituzioni e politica. Anche per quanto riguarda l’anticipo della cassa integrazione in deroga, si è registrato un cortocircuito di comunicazione e uno scambio di responsabilità che ha prodotto una lentezza sulle procedure”, ha concluso Sileoni. Secondo altri, le difficoltà burocratiche si potevano risparmiare se il governo avesse scelto modalità più semplici.