Banda dello spurgo a Roma, intasavano i tubi per estorcere soldi, poi minacciavano: “Paga o ti spacco tutto”, 8 condanne

rubinetto intasato

Approfittavano delle emergenze idrauliche domestiche a Roma e provincia per chiedere 500 euro in contanti per “aprire il tubo”, promettendo di risolvere il problema. Peccato che, al massimo nel giro di due giorni, l’acqua tornava ad allagare bagni e cucine, costringendo i malcapitati a richiamare la ditta. Che, invece di liberare i tubi, nel precedente intervento li aveva intasati. Alla richiesta di spiegazioni, si giustificano dicendo che servivano lavori aggiuntivi. E poi passavano alle minacce. “Paga, o ti spacco tutto”.

Era questo il copione della “banda dello spurgo”, scoperta grazie all’inchiesta coordinata dalla Procura di Roma “Pecunia non olet”, che ieri ha portato a otto condanne in abbreviato per reati che vanno dalla truffa all’estorsione organizzata.

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Il meccanismo: spillare sempre più soldi

Al telefono la ditta sembrava seria: pronto intervento, sito ben indicizzato, pubblicità a pagamento. La vittima chiama per uno sturamento, si avanzava la prima richiesta di pagamento e gli operai fingevano di lavorare. Ma il trucco era proprio quello: l’intervento iniziale non risolveva mai definitivamente il guasto. Così, quando a distanza di giorni veniva segnalato nuovamente il problema, venivano proposti interventi aggiuntivi sempre a costi maggiorati e senza preventivi chiari.

Il primo accesso costava intorno ai 500 euro, un mix di “canal-jet”, materiale e manodopera. Poi entrava in scena la cosiddetta stasatrice, un’attrezzatura che veniva fatturata a 140 euro all’ora. Ma la stasatrice era spesso l’escamotage per prolungare l’intervento e moltiplicare i guadagni. Le investigazioni, basate su intercettazioni e tracciamento dei flussi bancari, mostrano chiaramente operatori che spiegano ai nuovi affiliati come valutare la “preda”: “Quando entro dentro casa tua già t’ho fatto i raggi-X. Se hai roba, prendo; se non hai, passo oltre”. Chi si rifiutava di pagare veniva minacciato, con frasi intimidatorie e anche promesse di danneggiamenti veri. “O paghi o vengo lì e ti faccio capire come funziona la vita”, “Vi spacco tutto e vi do fuoco al locale se non pagate”, si legge nell’ordinanza.

Chi sono le vittime

A cadere nella trappola decine di persone: tra le vittime figurano ristoratori, medici, avvocati e persino membri del clero, fino ad arrivare a un giro d’affari stimato in oltre un milione di euro l’anno. Ma oltre a commerciantiimprenditori, gestori di ristoranti, c’erano anche anche anziani e vedove in difficoltà economica. Dietro il sito professionale e la forte presenza sul web, n investimento pubblicitario di centinaia di migliaia di euro per restare ai primi posti nelle ricerche, si nascondeva la truffa. Gli investigatori hanno documentato l’uso di tecniche persuasive sul campo: ispezioni simulate, controllo dell’ambiente domestico, valutazione rapida della capacità di spesa delle vittime.

Le condanne

Ieri si è chiuso il primo atto giudiziario: otto condanne in abbreviato, un totale di ventitré anni di pena, con il capo dell’organizzazione condannato a sette anni, il resto del gruppo a pene variabili. Le difese annunciano appello e attendono le motivazioni per valutare una diversa ricostruzione dei fatti. Al vertice del gruppo è stato condannato M.P. a 7 anni, seguono M.I. con 5 anniT.G. con 2 anni e 6 mesiM.R. con 2 anni e 4 mesiE.B. con 2 anni e 8 mesiR.C. con 2 anniA.T. con 1 anno e 6 mesi. Condannata anche L.A., compagna di M.P., a 1 anno.