Barclays aumenta di 1300 euro lo stipendio ai 35mila dipendenti. “Lo adeguiamo al costo della vita”

Barclays

Al progressivo aumento del costo della vita Barclays risponde incrementando lo stipendio dei propri dipendenti di 1.200 sterline, pari a oltre 1300 euro. È questa l’iniziativa dell’istituto di credito bancario britannico che ha annunciato la misura via email ai suoi 35mila dipendenti del Regno Unito per aiutarli a far fronte all’inflazione.

Secondo una dichiarazione inviata giovedì via e-mail, i dipendenti con ruoli di supporto rivolti ai clienti, di filiale e junior riceveranno l’aumento del loro stipendio pensionabile annuale dal 1° agosto 2022. L’iniziativa anticipa di alcuni mesi un provvedimento che in origine sarebbe dovuto essere applicato non prima di marzo 2023. «Barclays continuerà a monitorare la situazione economica a livello globale e considererà il nostro approccio per pagare in ogni Paese in base al contesto locale» recita il testo della mail inviata al personale.

Barclays parte a Londra ma aumenterà gli stipendi a livello globale

L’istituto di credito, ha circa 82.000 dipendenti a livello globale, potrebbe aumentare gli stipendi anche in altre nazioni nei mesi a venire. La mossa arriva lo stesso mese in cui Lloyds Banking Group Plc ha dichiarato che pagherà al personale altre mille sterline quest’estate poiché l’aumento dei prezzi aggiungerà pressione ai bilanci delle famiglie britanniche e deprimerà la fiducia dei consumatori. La Banca d’Inghilterra prevede che gli aumenti dei prezzi accelereranno oltre l’11% entro la fine dell’anno. Un tasso d’inflazione che sferza anche il Regno Unito come anche in Italia.

In Italia l’inflazione ha superato l’8 per cento annuo

Secondo la prima stima dell’Istat a giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (indice Nic) ha registrato un aumento mensile dell’1,2% e dell’8% su base annua (dal 6,8% del mese precedente) portandosi ai massimi da oltre 36 anni.

L’Istat sottolinea come il livello annuo raggiunto a giugno sia il massimo dal gennaio 1986 (quando fu pari a +8,2%). Le tensioni inflazionistiche – commenta l’Istituto – continuano a propagarsi dai beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi.