Bechis da Il Tempo le suona all’assessore D’Amato

Bechis D’Amato Fb montaggio

Bechis 1 D’Amato 0. I modi di Alessio D’Amato, assessore vendicativo alla sanità della regione Lazio, li conosciamo bene. È fatto così ma non tutti si spaventano al suo cospetto. Perché nemmeno lui può valicare i limiti della decenza, soprattutto quando non sempre si possono raccontare storie di illibatezza. E bugie raccontate persino in libri vergognosi sugli avversari politici.

D’Amato le busca da Bechis

Stavolta D’Amato le ha buscate come si deve dal direttore de Il Tempo, Franco Bechis, che non si è fatto intimidire da una lettera scritta evidentemente in preda ad una crisi isterica dovuta ad un autoisolamento casareccio. “Caro Direttore, di fronte alle sue ripetute insinuazioni le voglio dire che il sottoscritto non è «Schettino», non abbandono la nave. Continuiamo il lavoro in totale sicurezza, in videoconferenza con tutti i direttori generali ogni giorno. È una settimana che non vedo la mia famiglia e sono di fatto isolato. Le sue ripetute insinuazioni circa una presunta casta le rispedisco al mittente. Io sto al mio posto garantendo la mia e altrui sicurezza nel rispetto dei protocolli operativi. La saluto”. E nemmeno tanto cordialmente, potremmo aggiungere.

Che D’Amato non si ritenga “presunta casta” lo può raccontare ad altri. Approdò alla regione Lazio nel lontanissimo 1995…

La sua è solo la pessima reazione di un signore potente che doveva stare in isolamento come qualunque cittadino che avesse frequentato una persona risultata positiva come Zingaretti. Invece siamo alla versione personale della quarantena. E fa il piagnone.

I numeri glieli ricorda Bechis: “Non sono mancate al Lazio le risorse del fondo sanitario nazionale, cresciute di circa 2 miliardi di euro negli ultimi anni, e devono essere state usate per scopi invisibili e misteriosi. Perché in 12 anni la Regione ha perduto 16 ospedali e 3.600 posti letto, di cui 2.177 nella sola città di Roma.

Chiusi presidi delicati come il Forlanini, un centro di eccellenza della pneumologia che oggi sarebbe servito come il pane. Anche per questo motivo è più difficile affrontare il coronavirus“.

Chissà se l’assessore la smetterà di trattare con arroganza chiunque non si inchina al suo passaggio.