Benedetta Tv – Bake Off, tutti ne parlano e non si capisce il perché

Benedetta Tv

The Voice Kids domina ancora gli ascolti del venerdì sera con il 22.6%. Canale5 non riesce nemmeno ad ottenere la metà dello share e con la fiction Il Patriarca si ferma al 13%. Permane e si conferma l’impressione che le due maggiori reti generaliste abbiano smesso di combattersi con la controprogrammazione per fare fronte unico contro il vero nemico: le piattaforme OTT gestite dai colossi dell’intrattenimento globale. Finché infatti, anche se alternativamente, una rete generalista riuscirà a salire sopra il 20% di ascolti staccando di almeno 10 punti di percentuale il miglior prodotto di una di queste nuove realtà televisive, il sistema reggerà. Ma se questa forbice diminuirà (e diminuisce sempre di più) troppo salteranno tutti gli equilibri, soprattutto la spartizione della raccolta pubblicitaria.

Ecco perché il nuovo sistema della rilevazione degli ascolti che comincerà con il nuovo anno sarà da monitorare con molta attenzione. In questa guerra sotterranea si stanno usando tutte le tattiche possibili, taciti accordi sulla programmazione come dicevamo o, per chi se lo può permettere, strategie per aumentare l’attenzione e suscitare l’interesse su prodotti specifici.

Bake Off e l’interesse mediatico

Ci sono dei programmi trasmessi da reti minori che godono di “buona stampa”. I principali siti di informazione e edizioni on line dei quotidiani ne riportano sintesi e ne seguono lo sviluppo, offrono frammenti delle puntate andate in onda, sono puntuali nell’informare sugli ospiti delle successive puntate. Tutto questo a prescindere dall’ascolto effettivo che poi i programmi stessi riescono ad ottenere. Un po’ come accade con i film, i libri o gli accessori di moda. Il mainstream dell’informazione sembra coalizzarsi su un oggetto che diventa, come si dice, un “must have”, per cui possederlo o vedere quel film o quella serie diventa necessario come uno status symbol.

È il caso di Bake Off – Dolci in Forno trasmesso da Real Time che ieri sera ha terminato la sua 12ª edizione. Ha raggiunto il 4.1% in linea con le scorse stagioni. È un cooking talent show. La conduttrice Benedetta Parodi ha conquistato la popolarità con le sue rubriche Cotto e mangiato e I menù di Benedetta. In questi programmi ha desacralizzato le storiche ricette della cucina italiana fornendone versioni realizzabili facilmente per tutti. Questa caratteristica non è applicabile a Bake Off. La pasticceria ha molto a più fare con la precisione chimica che con la creatività. Una differenza di pochi gradi (come è accaduto anche ieri sera) può fare fallire una preparazione, che va rifatta da capo. La possibilità di correggere è minima per non dire inesistente. Il che toglie molto dell’imprevedibilità della gara in un cooking show. Il più piccolo errore durante il procedimento si rivela fatale e quindi rivelatore dell’eliminazione del concorrente ben prima che questo venga annunciato dal giudizio dei giudici eppure… Come elemento di rinforzo quest’anno, ai giudici titolari si è aggiunto Iginio Massari, decano e nume tutelare dell’arte pasticcera italiana. Presenza ricorrente anche a Masterchef ha nel suo essere burbero ma capace di battute fulminanti la cifra del suo successo anche televisivo. Anche questo però non ha influito molto sugli ascolti del programma.

Ricapitolando Benedetta Parodi fa la brava presentatrice, il programma è un cooking show come tanti altri con l’handicap di gare meno appassionanti perché legate alla pasticceria (l’1.1% ottenuto proprio ieri da MaitreChocolatier – Talenti in Sfida nel preserale di TV8 ne è la conferma), presenze illustri non muovono gli ascolti eppure di Bake Off si continua a parlare come di un programma imperdibile. La potenza di un gruppo come Warner sul sistema mediatico italiano è enorme e temo che sia solo l’inizio.

Propaganda Live: un paio di suggerimenti su come fare i talk show

Ieri sera è andata in onda anche l’ultima puntata di Propaganda Live del 2024. Non è un vero e proprio finale di stagione ma più una pausa per le festività natalizie. Il programma condotto da Diego Bianchi, sempre in equilibrio tra satira e approfondimento di attualità tornerà, infatti, già dall’11 gennaio. È una trasmissione consapevolmente autoreferenziale, che parla a un pubblico complice il che gli ha creato uno “zoccolo duro” di telespettatori che gli garantisce un ascolto attorno al 6%(che per La7 non è niente male), ma altrettanti detrattori che si sentono respinti dalla fortissima “romanità” della conduzione e degli ospiti prima ancora che dall’evidente orientamento ideologico del programma. Ci sono però un paio di qualità di Propaganda Live che vale la pena di sottolineare.

Diego Bianchi e la sua banda sono stati i primi (e sono tuttora i migliori) a capire come utilizzare il mondo dei social network in un programma televisivo. Oltre all’ormai celeberrima classifica dei post della settimana con cui si chiude il programma, quello che avviene sui social viene utilizzato anche nel racconto dei temi della puntata. Una fonte di informazione sempre connessa in grado di cambiare l’orientamento della narrazione in qualunque momento. Anche i reportage con cui Bianchi illustra il tema principale della puntata sono punteggiati da quello che in quel momento avviene sui social e, spesso, l’itinerario del conduttore si modifica a seconda di quello che scopre dai messaggi postati mentre sta realizzando le riprese. In secondo luogo la forma del talk scelta nel programma è un unicum. Il tema principale, appunto, viene presentato con un reportage realizzato dal conduttore durante la settimana. Ieri si è occupato del disastro avvenuto a Calenzano e della tensione tra governo, lavoratori e Stellantis, Gli argomenti vengono sviscerati nel reportage presentato a segmenti e commentato dal solo Bianchi. Una volta terminato gli ospiti in studio, alcuni fissi e altri occasionali intervengono, uno alla volta e dicono la loro su quanto è stato mostrato. In una parola non c’è dibattito.

È una scelta che si pone agli antipodi rispetto al bailamme e alle litigate che siamo abituati a vedere nei talk politici solitamente. Non è una soluzione ma è una strada interessante che certamente aiuta la comprensione dello svolgersi dei fatti da parte dello spettatore.