Benedetta TV – La morte di Alvaro Vitali e “La Volta Buona” che Caterina Balivo poteva evitare

Martedì 24 giugno 2025. Nello studio candido e asettico di La Volta Buona, va in scena l’ennesima dose di finta empatia pomeridiana. Caterina Balivo, impeccabile come sempre nel trucco e nel sorriso di ordinanza, accoglie Stefania Corona: lei è – almeno sulla carta – la moglie di Alvaro Vitali. Lui, però, non c’è. È in ospedale, gravissimo, stretto nella morsa di una broncopolmonite. Ma chi se ne accorge? Non certo la padrona di casa.
Corona legge. Una lettera. Scritta da Vitali. Un grido accorato, una carezza d’inchiostro forse scritta con le ultime forze. Ma la risposta è secca, quasi crudele: “Non mi cerca per amore, ma per comodità. È un bravissimo attore. Anche nella vita reale”. Fine. Nessuna commozione, nessun dubbio. Applausi finti. E il volto della Balivo? Intatto. Neanche una smorfia. Neanche un “forse oggi stiamo andando troppo oltre”.

Sorriso scolpito e sguardo vitreo, la conduttrice incassa tutto come se stesse leggendo la lista della spesa. Poi, come se nulla fosse, avanti col programma. La vita vera? Fastidiosa. Meglio lo spettacolo.
Poi, poche ore dopo, la notizia: Alvaro Vitali è morto. A 75 anni. E la farsa va in frantumi.
Il video sparisce dai social, ma il pubblico ha visto tutto
La clip con Stefania Corona fa il giro dei social come un virus. Il web esplode. “Era in ospedale e hanno mandato in onda questa roba?”, “Sembrava una fiction, ma era la sua vita vera”. I commenti sono durissimi. Nessuno giustifica. Nessuno dimentica.
Nel giro di poche ore, la clip viene rimossa dai profili ufficiali. Troppo tardi. Qualcuno lo riassume su X con chirurgica precisione: “Tensione a La Volta Buona. La clip è sparita, troppi insulti, domani imbarazzo assicurato per la Balivo”. Ma sarà davvero imbarazzata? O basterà cambiare outfit e sorridere di nuovo?
Perché il punto non è solo la tempistica. È l’atteggiamento. È quella leggerezza spettrale con cui si trasforma un dolore reale in un siparietto da varietà. Come se bastasse una musica di sottofondo e un primo piano per fingere empatia. Ma il pubblico, questa volta, ha capito. E si è ribellato.
Caterina Balivo e l’empatia (questa sconosciuta) di fronte alla malattia di Vitali
C’è qualcosa di inquietante in certe trasmissioni: la capacità di rendere fredda anche la disperazione. Caterina Balivo sorride sempre. Anche quando dovrebbe fermarsi. Anche quando il pathos richiederebbe silenzio, rispetto, umanità. Ma nel suo mondo tutto è copione, tutto è contenuto. Persino l’ultimo saluto.
E così, mentre Vitali affrontava il suo ultimo giorno, in televisione si metteva in scena la parodia del dolore. Con l’illusione che le emozioni vere si possano scrivere a tavolino. Ma il pubblico ha fiutato la finzione.
Non era un momento da talk. Non era uno scoop. Era una persona. E dietro, una storia vera. Bastava solo un po’ di tatto. Bastava un attimo di umanità. Invece, si è andati avanti. Come sempre. Ma questa volta, troppo oltre.