Benedetta Tv – RaiUno perde ascolti ma riesce a vincere lo stesso: Bisio in calo straccia un bravissimo Favino

La seconda puntata di Zelig perde più di tre punti di share eppure riesce a vincere la serata con il 16.1% di share. Hammamet, il film di Gianni Amelio sugli ultimi giorni di Bettino Craxi proposto da RaiUno, si ferma al 13%. Chi l’ha Visto? come sempre fa il 10%. Aldo Cazzullo, che continua a tradire il suo format Una Giornata Particolare (ieri si parlava di donne importanti nella storia), si ferma al 4%. Un milione di telespettatori decide di seguire la supersfida europea di Champions League Paris Saint Germain vs Manchester City su Tv8, che porta a casa un buon 5%.
In una serata “scarica” RaiUno incassa il rifiuto da parte del pubblico
La perdita di ascolti di Zelig è la conferma di quanto sia datata e frusta la formula del programma e debole buona parte dei comici che vi partecipano. La settimana scorsa, infatti, anche con un film mediocre (La Ragazza della Palude), RaiUno era riuscita a battere Bisio, Incontrada e compagnia. Ieri sera, con un film d’autore, invece no. Comunque il 13% per la rete ammiraglia Rai è davvero poco. Segno inequivocabile di un rifiuto della proposta televisiva da parte del pubblico.

La figura di Bettino Craxi ancora troppo ingombrante per poterci fare i conti
Non è la prima volta che Hammamet viene proposto in tv. Lo aveva già fatto RaiTre nel 2021, un anno dopo l’uscita nelle sale cinematografiche. Anche in quell’occasione il film non fece un grande ascolto. Come se il pubblico non fosse ancora pronto a fare pace con un periodo e un personaggio così controversi e che hanno segnato uno dei cambiamenti più profondi della storia recente del nostro paese. Come recita l’inizio del film mettendo in scena il famoso congresso del PSI del 1987 nella fabbrica ex Ansaldo di Milano (oggi una delle sedi più cool del Salone del Mobile), Bettino Craxi è stata la figura principe degli anni ’80.
Capace di trasportare un’Italia piegata e ferita dagli anni di piombo a diventare la quinta potenza economica mondiale. Un’Italia che ha scoperto un benessere esteso che ha trasformato il vivere quotidiano e la nostra reputazione nel mondo. Il “made in Italy” nasce in quegli anni. L’inchiesta di Mani Pulite svelò quanta corruzione era celata dietro quei rivestimenti così luccicanti e mise fine alla politica nata nel dopoguerra che ci piace chiamare “Prima Repubblica”. È vero anche che Bettino Craxi, forse anche per la sua scelta di latitanza, è stato sommariamente identificato come capro espiatorio di tutti i mali, dimenticando la sua figura politica che tutto è stata, tranne che secondaria. Gli si è data la colpa di tutto e, come accade nelle famiglie, abbiamo cercato così di lavarci la coscienza. Oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa, non siamo ancora pronti a farci pace.

Hammamet: un gran bel film al di là dei nostri sensi di colpa
Il film di Gianni Amelio è di alto livello. Come nel caso recente di M il Figlio del Secolo, è basato su fatti reali, ma trasfigurati dal linguaggio della fiction. Persino i nomi dei figli del leader socialista non corrispondono a quelli della realtà. Anche nei crediti finali i personaggi sono indicati non con i loro nomi storici, ma per il legame che li univa al “Presidente”. Al ruolo che ogni attore impersona è affidato lo svolgersi del racconto, senza bisogno di altra giustificazione. La serenità della “moglie del presidente” (interpretata da Silvia Cohen) per esempio rivela l’ormai cessata insidia da parte delle molte amanti che hanno costellato la vita di Craxi meglio di qualunque dialogo o lite alla Muccino sull’argomento. Su tutti giganteggia Pierfrancesco Favino, in una delle sue prove d’attore più riuscite e faticose.
Non è solo un film sugli ultimi mesi di Bettino Craxi, è un film su per cosa valga la pena vivere, sul bilancio che inevitabilmente ci attende quando capiamo che la nostra vita sta finendo. È un film che ci costringe a pensare (come in una delle battute più riuscite della sceneggiatura) se vogliamo «aggiungere tempo alla nostra vita, o aggiungere vita al tempo che ci resta». Forse anche per questo spaventa un po’ il pubblico in cerca solo di distrazione.
