Botte da orbi tra i grillini, Di Maio sotto accusa replica: zitti, il mondo ci osserva…

Europa Di Maio

No agli attacchi personali, al muro contro muro, alla lotta tra due fazioni. Ieri, nel corso del turbolento Consiglio nazionale M5S riunitosi in seduta notturna sul cosiddetto caso Di Maio, più voci avrebbero chiesto di deporre le armi ed evitare la guerriglia interna. In particolare, viene riferito all’Adnkronos da alcuni fonti presenti alla riunione, l’ex ministro Alfonso Bonafede avrebbe sollevato per primo la questione, richiamando l’intervista su Repubblica del vicepresidente grillino Riccardo Ricciardi, che ha parlato del responsabile della Farnesina come un corpo estraneo al Movimento. Da qui l’intervento di Bonafede, che avrebbe invitato alla compattezza e all’unità, evitando attacchi personali “che finiscono per fare male a tutti, ledendo innanzitutto il Movimento”.

La Appendino: qui si rischia l’Armageddon, la nostra implosione

Sulla scia del suo intervento, ne sono seguiti altri, compreso quello di Chiara Appendino. L’ex sindaco di Torino avrebbe messo in guardia dal rischio “Armageddon” – ovvero che il Movimento imploda proprio a causa della guerra interna -. E che potrebbe scaturire da una comunicazione aggressiva, dagli attacchi ad personam. E dal braccio di ferro tra ‘contiani’ da un lato e ‘dimaiani’ dall’altro. Nella nota di cui si sta dibattendo internamente è confermato che non è prevista, né menzionata, alcuna espulsione per Di Maio, ma non mancherebbe un passaggio fortemente critico, in cui si evince che sarebbe stato lo stesso ministro, con alcune dichiarazioni, a porsi fuori dal Movimento o a segnare una profonda distanza.

Molti vorrebbero che Di Maio lasciasse spontaneamente

Nel corso del confronto -sia il vertice di ieri sera che il dibattito su whatsapp sul testo della nota – sarebbero emerse posizioni diverse. Con Bonafede, Crippa e Appendino in una posizione di mediazione. Crippa, viene inoltre raccontato, avrebbe espresso dubbi sulla tenuta dei gruppi, non per l’uscita dei cosiddetti ‘dimaiani’, ma per il timore che ai fedelissimi del ministro possano accodarsi i cosiddetti ‘morosi’, numerosissimi nei gruppi pentastellati. Più duri i vicepresidenti Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Mario Turco, favorevoli a un divorzio con l’ex capo politico. Mentre il viceministro Alessandra Todde ma anche la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, sarebbero favorevoli a una linea dura ma che metta Di Maio nelle condizioni di lasciare il Movimento, anziché cacciarlo.

Di Maio: non replicherò agli attacchi, il mondo ci osserva

Di Maio replica. “Stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio. Oggi impegnato a rappresentare l’Italia al Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, dove si sta discutendo della guerra in Ucraina”. Così in una nota il portavoce del ministro degli Esteri, Beppe Marici, in un riferimento agli attacchi arrivati anche dal presidente della Camera Roberto Fico. “Il ministro Di Maio non replicherà a nessuno degli attacchi che sta ricevendo in queste ore. C’è un limite a tutto, ciononostante non si può indebolire il governo italiano davanti al mondo che ci osserva, in una fase così delicata”.