Brasile, la vittoria annunciata di Lula era una bufala della sinistra: Bolsonaro al 43%, è ballottaggio

Lula Bolsonaro

Nulla di fatto per l’elezione del nuovo presidente del Brasile, con l’esito rinviato al ballottaggio in programma domenica 30 ottobre: l’esito della tornata elettorale che ha visto contrapposti il capo dello Stato uscente, Jair Bolsonaro, e il candidato del Partito dei lavoratori nonchè ex presidente, Luiz Inacio “Lula” da Silva, si è concluso senza un vincitore al primo turno visto che nessuno dei due il 50% più uno dei voti necessari. Il primo, infatti, si è fermato al 43,33% (oltre 51 milioni di voti) mentre lo sfidante al 48,28% oltre 57 milioni di voti). Secondo i dati ufficiali del Tribunale elettorale superiore, Simone Tebet del Movimento Democratico Brasiliano ha ottenuto il 4,1% dei voti validi e Ciro Gomes del Partito Democratico del Lavoro ha ricevuto il 3,05% delle preferenze. Il vantaggio di Lula era atteso, ma il risultato ottenuto da Bolsonaro – 8 punti in più rispetto a quelli accreditatigli dall’ultimo sondaggio – ha in parte cambiato le carte in tavola. “Voglio dire che vinceremo le elezioni. Questo per noi è solo un rinvio”, ha detto Lula al termine dello spoglio.
“Dovremo parlare di più con le persone e saremo capaci di convincere la società brasiliana di ciò che stiamo proponendo”, ha aggiunto.

Lula, la propaganda di sinistra e i sondaggi bufala

Il presidente uscente, Jair Bolsonaro, ha quindi strappato un 43 per cento che pochi credevano avrebbe potuto ottenere, e chiude una giornata elettorale disseminata di note politiche a lui favorevoli. Su tutti, i numeri raccolti nello Stato di San Paolo, bacino elettorale di prima grandezza, dove il Partito dei lavoratori (Pt) avrebbe dovuto raccogliere molti più voti.

Da segnalare anche l’elezione di Sergio Moro, l’ex magistrato e grande accusatore di Lula nel maxi processo Lava Jato, a senatore nel Paranà, uno Stato a trazione conservatrice: ha ottenuto il 33% dei consensi, pari a quasi 2 milioni di voti. Moro qualche tempo fa, dopo aver collaborato nel governo di Bolsonaro come super consulente per la Giustizia, aveva anche accarezzato l’idea di candidarsi a presidente. Ha desistito, ma la sua elezione a senatore indica che la stagione della Mani Pulite brasiliana non è ancora alle spalle. E che Lula è avanti, ma non ha ancora vinto.