Brucia anche l’inflazione: posti di lavoro e potere di acquisto in fumo. E ci aspetta la stagflazione…

Nei primi mesi del 2022 il tasso di incremento tendenziale dei prezzi al consumo ha continuato il sentiero di crescita iniziato nei mesi estivi del 2021. L’inflazione ha raggiunto l’8,5% a giugno e il 3,4% per la componente di fondo (al netto dei prodotti alimentari ed energetici). Si tratta di valori leggermente inferiori rispetto alla media Uem. E meno male… L’inflazione acquisita per il 2022, misurata dall’indice Nic per l’intera collettività, è pari al 6,4%. E’ quanto scrive l’Istat nel suo Rapporto annuale.
Il pericolo ora è la stagflazione e l’inflazione potrebbe aumentare
Il pericolo che la nostra economia stia scivolando lentamente verso la stagflazione è molto elevato. E’ l’avvertimento lanciato dall’Ufficio studi della Cgia, nel ricordare come il temine “sconosciuto ai più perché si manifesta raramente” indica una crescita economica molto bassa, se non addirittura negativa alla quale si affianca un’inflazione molto elevata che provoca un aumento del tasso di disoccupazione. “Un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia”, scrivono dall’associazione. “Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe raggiungere a breve le due cifre”.

Gravi conseguenze anche sul mercato del lavoro
Sul mercato del lavoro la pandemia ha avuto un impatto rilevante sia quantitativo (-724mila occupati rispetto all’anno precedente). E sia qualitativo, per l’esacerbarsi delle diseguaglianze a sfavore di segmenti di popolazione vulnerabili già alla vigilia dell’emergenza sanitaria. E’ quanto rileva l’Istat nel rapporto annuale 2022. Nel 2020 la crisi ha colpito soprattutto le componenti meno tutelate del mercato del lavoro. Il 55,5% della caduta occupazionale ha riguardato i lavoratori dipendenti a termine (-402mila rispetto al 2019), e gli indipendenti (-233mila) mentre tra gli occupati a tempo indeterminato il calo non ha superato le 90mila unità.