Buon compleanno, Movimento Sociale Italiano: oggi sono 75 anni

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Il Movimento Sociale Italiano ha tre quarti di secolo. Anzi, ne avrebbe 75, perché la sua storia si è interrottanel gennaio del 1995 con il suo ingresso in Alleanza nazionale. La sua fondazioe oramai è diventata una leggenda. Dopo la guerra, infatti – e la sconfitta del fascismo – i fascisti comunque rimanevano, anche se non troppi, perché la maggioranza di essi aveva preferito cambiare bandiera. Così, en passant, vediamo che dai 15-20mila partigiani combattenti reali, dopo la guerra diventarono circa 300mila, oltre ai militari del cosiddetto Esercito del Sud. Finito il conflitto, finita la guerra civile, i reduci fascisti si dispersero in una nebulosa di organizzazioni disperate e senza alcun contatto l’uno con l’altro.

Il ruolo di Pino Romualdi nel Msi

Fu Pino Romualdi, chiamato il “dottore”, a capo dei Far, i Fasci di Azione rivoluzionaria, che – nonostante fosse ricercato –  tentò e riuscì di radunare i fascisti dispersi. Sia i combattenti delle Repubblica sociale sia gli altri. Fu creato un organismo chiamato “il Senato” che si occupò durante il 1946 di riorganizzare i fascisti in Italia, ma soprattutto a Roma, dove molti erano venuti dal Nord per sfuggire alla furia partigiana. Romualdi quindi individuò un nuovo soggetto, e chiamò Giorgio Almirante a Giacinto Trevisonno a dirigerlo. Il 3 dicembre ci fu una riunione propedeutica alla fondazione del nuovo partito, a casa del padre di Arturo Michelini, il futuro segretario del Msi, in via Barberini.

Il 26 gennaio la riunione che creò il Msi

Il 26 dicembre, infine, preparato dal giornale Rivolta Ideale, fu lanciato il nuovo partito, che si chiamò Movimento Sociale Italiano, identificato all’inizio con la sigla MoSit. Furono diffusi i dieci punti programmatici, tra i quali spiccava quello per l’appello di una pacificazione nazionale, peraltro sempre respinta dai comunisti. Il Msi assicurò inoltre di non voler riportare in vita il vecchio regime fascista. Dicendosi disposto ad accettare le regole del gioco democratico, come poi in effetti fu. Nei giorni successivi affissi in tutta Italia i manifesti con i dieci punti programmatici del Msi. Carlo Guidobono ebbe l’incarico di formare un fronte giovanile, consci che la linfa del partito sarebbero stati sempre i giovani, come poi fu sempre.

Il Msi divenne in pochi mesi un partito organizzatissimo

Nel Msi confluirono migliaia di persone, tra cui i combattenti e le ausiliarie della Repubblica Sociale, che fino a pochi decenni fa costituirono l’anima delle migliaia di sezioni della fiamma trcolore sparse in tutto il Paese. Arrivarono poi anche profughi istriani e dalmati, prigionieri di guerra dei Fascists criminal camps, epurati, per creare un partito autenticamente nazionale, nonostante la sconfitta militare. Consideriamo che nel 1945 erano decine di migliaia i fascisti nelle carceri del Paese, poi liberati con l’amnistia Togliatti e i successivi provvedimenti, che liberò anche molti partigiani che avevano commesso crimini. In pochi mesi il Msi si costituì come un partito ben strutturato, con sezioni e federazioni provinciali, con una scala gerarchica bel organizzata e definita. Il Msi fu per molti ann una autentica palestra di democrazia e di militanza.

Migliaia le battaglie del Msi per la libertà

Il resto è storia nota: centinaia di migliaia di giovani, forse milioni, combatterono e sognarono con il Msi. Ci furono morti, stragi, attentati, bombe, incendi, feriti, incarcerati, ma gli uomini e le donne del Msi non si fermarono mai. Il Msi ha contribuito a cambiare e far crescere questo Paese. E nelle vene della destra di oggi scorre certamente quel sangue che manifestò per Trieste italiana, per Jan Palach, per gli esuli giuliani, istriani e dalmati, e per tutte le altre battaglie del Msi. Dai prigionieri in Unione Sovietica all’invasione dell’Ungheria e della Cecoslovacchia. La storia del Msi è lunga e gloriosa, e chi vi ha partecipato non può che esserne orgoglioso ancora oggi, oggi che di quella passione politica non rimane quasi traccia.