Cancro: chi guarisce non va lasciato solo. L’appello per la giornata mondiale
Le persone che guariscono dai tumori sono sempre di più. Affrontare il cancro, quindi, oggi non significa solo curare la malattia ma anche avere attenzione alla qualità della vita dopo la guarigione”. A dirlo all’Adnkronos Salute, a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro il cancro (4 febbraio), Francesco De Lorenzo presidente della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) commentando i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo i quali l’impatto dei tumori cresce a livello globale, ma anche il numero di chi sopravvive alla malattia.
La ‘mission on cancer’ Europa dell’Unione europea, “ben evidenzia questa situazione. Non a caso ha stabilito che per affrontare il cancro bisogna tener conto di tre elementi: prevenire tutto il prevenibile; diagnosi precoce e ottimizzazione delle terapie; attenzione alla qualità della vita. Questo perché oggi una buona parte delle persone che superano il cancro guariscono, ma possono avere piccole o grandi disabilità. Serve quindi la riabilitazione per riuscire a ritornare alla propria attività, ed evitare i conseguenti costi sociali e sanitari. Non parliamo solo di riabilitazione fisica ma anche: cognitiva, psicologica, alimentare, sessuale. Interventi che servono a prevenire le conseguenze della malattia e delle cure anche a distanza. E questo significa attenzione e sostegno alle persone guarite”.
Cancro al pancreas e tumori cerebrali: la situazione
Quali sono le priorità più urgenti della lotta al cancro? “A mio modesto parere, abbiamo due gravi situazioni”, due tipi di neoplasie “in cui i risultati sono insoddisfacenti: i tumori cerebrali e del pancreas”.
A indicare i fronti su cui sarebbe necessario concentrare gli sforzi è il direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, Roberto Orecchia, in vista della Giornata mondiale contro il cancro (domenica 4 febbraio). In particolare, l’esperto cita per primo “il glioblastoma, in cui di fatto stiamo applicando lo schema ‘Stupp‘, di chirurgia, radioterapia e” chemio con “temozolomide, che è stato pubblicato nel 2005, quindi quasi 20 anni fa. E non ci sono stati cambiamenti sostanziali in questi anni”. Poi c’è il tumore del pancreas, che “mostra un’incidenza crescente ed è, tra l’altro, uno di quelli su cui le alterazioni molecolari” note “sono veramente in una percentuale molto ridotta, tra il 5% e il 10%” dei casi “e quindi di fatto si continua con trattamenti standard, non soddisfacenti. Il carcinoma del pancreas è salito nella graduatoria dell’incidenza e credo sia il settimo tumore” più diffuso.
“Non c’è una spiegazione al momento, però è cresciuto molto e rischia di diventare un problema sociale”. Il tumore cerebrale e il tumore del pancreas “sono anche difficili da intercettare – osserva Orecchia – e non sono immaginabili per ora degli screening per la diagnosi precoce. Potrebbero dunque essere due dei problemi da ritenere prioritari in una scala di impegno, anche scientifico”.