Caos trasporti, il 25 ci si ferma. In 80 sul bus da 100 e’ una buffonata (video)
Il trasporto pubblico a Roma e in altre grandi città del Paese si fermerà il prossimo 25 settembre. Si tratterà di uno sciopero dichiarato da sigle indipendenti, al quale aderirà sicuramente la Faisa Sicel. Secondo le dichiarazioni rese dal segretario regionale del Lazio Claudio De Francesco. Che in una intervista nell’approfondimento del telegiornale dell’emittente Teleroma 56 ha fatto il punto su tutta la situazione del trasporto pubblico di linea a Roma. Incominciando proprio dall’emergenza covid, e spiegando le ragioni che almeno ad oggi rendono inevitabile lo sciopero. Certo, lo stesso giorno sarà in agitazione anche il mondo della scuola e si rischia il corto circuito. Ma secondo De Francesco, la colpa ricade in larga parte sul governo. Che non garantirebbe la dovuta sicurezza agli autisti e agli utenti dei mezzi pubblici. Il ministro dei trasporti e quello dell’interno dovrebbero andare a casa, ha attaccato a testa bassa De Francesco. Perché le nuove direttive che prevedono di caricare i bus fino all’80 per cento della capienza sono una follia. Ci saranno certamente grandi assembramenti, e chi dovrebbe controllare siamo noi autisti. Ma non ci spetta, e anche volendo non sarebbe possibile. Così rischiamo noi e i passeggeri. Il covid c’è o non c’è, ha continuato De Francesco. Se no è inutile lavarsi di continuo le mani. E se la pandemia non è passata, bisogna fare delle norme serie. Che garantiscano sicurezza per tutti.
A marzo non avevamo le mascherine, adesso bus carichi all’80 per cento. Quelli della task force dovrebbero andare a casa, per De Francesco della Faisa Cisel sciopero inevitabile
A marzo quando è esplosa la pandemia gli autisti dell’Atac non avevano neanche mascherine, gel e igienizzanti. Poi le dotazioni sono arrivate, così come le catenelle per separare l’autista dal resto dei passeggeri. Sulle vecchie vetture, che non hanno la cabina chiusa. Ma adesso si rischia di vanificare tutto.Con la capienza portata all’80 per cento. È un fiume in piena il segretario regionale della Faisa Sicel Claudio De Francesco. Non so se i ministri competenti e chi decide abbiano mai preso un autobus alle otto e mezzo di mattina, ma non credo attacca il sindacalista. Altrimenti si sarebbero resi conto delle condizioni in cui ci troviamo a lavorare. E poi se un autista reagisce male viene giustamente punito. Ma delle 46 aggressioni subite dall’inizio del lockdown non parla nessuno. E tutte le volte la scintilla è stata la stessa. Nel caso della donna nigeriana al Tiburtino così come per la baby gang alla Bufalotta. E cioè l’invito rivolto ai passeggeri a mettersi la mascherina. Ma dove sono i droni che controllavano tutto e tutti qualche mese fa?- conclude De Francesco-. Non si vede più nessuno, e il comune di Roma e l’Atac ci hanno lasciati soli.
FdI: autisti Atac senza mascherine ma la Raggi pensa alle nomine
Servono maggiori controlli e più mezzi. Ma l’Atac ha un concordato da rispettare e troppi debiti
La ricetta del sindacato per superare lo stato di emergenza nel trasporto pubblico a Roma è semplice. Più controlli, anche con un maggiore coinvolgimento delle Forze dell’Ordine. Perché gli autisti non possono essere costretti ad andare in palestra per difendersi. E poi nuovi autobus, per aumentare le corse e diminuire l’affollamento. Molto al di sotto dell’80 per cento previsto adesso. Magari evitando anche tutti i guasti e gli incendi che hanno fatto addirittura creare un neologismo in città, con il termine ‘flambus’. Con l’ultimo mezzo che è andato a fuoco proprio nel pomeriggio di ieri. E in effetti una parte dei nuovi autobus stanno arrivando. Ma sono ancora pochi, ha chiosato De Francesco. E soprattutto li dovrà pagare l’azienda, indebitandosi ancora di più con il comune. Mentre il TPL dovrebbe essere innanzi tutto un servizio con una forte ispirazione sociale. Insomma, si prepara anche sui trasporti un autunno a dir poco caldo. E la Raggi e il Campidoglio sono avvertiti.