Capezzone nel suo nuovo libro sprona la destra: sia più Clint Eastwood e pensi agli esclusi

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Esce il libro di Daniele Capezzone. “Solo una bussola puntata nella direzione della libertà” può offrire “al centrodestra e alla destra, non solo in Italia, un’adeguata cassetta degli attrezzi per tentare di affrontare le sfide del nostro tempo”. Lo scrive Daniele Capezzone in uno dei passaggi finali del libro “Per una nuova destra” (Piemme editore). In cui l’ex leader radicale e poi portavoce del Pdl sembra vestire i panni, forte di un’adesione in toto al sistema e allo spirito anglosassoni, del whipper, del fustigatore, per incalzare il centrodestra sul piano dei contenuti e della forma comunicativa. Non teme le martellate che, come il grillo parlante di Pinocchio, dovessero riservargli Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Capezzone ricorda i mostri sacri anglosassoni

Soprattutto, di fronte ai consigli non richiesti e nelle 244 pagine del saggio dal sottotitolo programmatico “Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra”. Qui l’ex leader radicale si concede una galoppata tra i mostri sacri della destra anglo-americana, a cominciare da Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Per poi arrivare, mutatis mutandis, a Boris Johnson e Donald Trump. In mezzo, tra un centrodestra in cerca di un federatore e un centrosinistra visto come pericolosamente incline allo statalismo e alla tutela dei già tutelati, una carrellata sui sentieri del pensiero politico conservatore. Al cui centro viene posta la libertà dell’individuo e dell’impresa. Basta con i “shy tories”, i “conservatori timidi”, dice Capezzone.

Alla destra manca lo spirito di Clint

Nell’era della comunicazione aggressiva e delle idee-forti i punti di riferimento sono Grover Norquist e il suo “lasciateci in pace” soprattuto fiscale. Per poi tornare con Milton Friedman e Friedrich von Hayek, con numi ideali quali Adam Smith, Jeremy Bentham, John Locke e John Stuart Mill, a integrare il pantheon del pensiero liberale. Ma c’è posto anche anche per il buon vecchio Clint, proprio lui, il mito del cinema Clint Eastwood, che “non è solo una maschera. Virile, dura, consapevole”. Ma “è una visione della vita” fatta di “diffidenza nei confronti dello Stato, del potere e dei suoi abusi, delle burocrazie ottuse e dei media nevrastenici”. In una frase, “lo spirito di Clint, infatti, è ciò che a mio avviso manca di più alla destra italiana”.

Capezzone individua i destinatari del messaggio della destra

Fra gli autori di riferimento più attuali, Capezzone cita David Boaz del Cato Institute di Washington, con la sua “summa libertaria”. E con l’idea che il presupposto di ogni attività politico-legislativa debba essere quello della “presunzione della libertà”. Ossia che è consentito tutto ciò che non è vietato e non, al contrario, che divieti, ostacoli e lacciuoli siano il perimetro entro cui lasciar muovere gli “animal spirits” individuali. Forte della convinzione secondo cui “il pensiero liberale può riproporsi anche oggi come fiaccola nel buio”, Capezzone esorta il centrodestra italiano a farsi vessillifero di un “equivalente liberale della lotta di classe”. Dove i destinatari del messaggio politico sono i dimenticati, i colletti blu, le partite Iva, i piccoli imprenditori, gli autonomi e i professionisti.

Costruire una colazione sociale interclassista

Insomma, essenzialmente “l’Italia del settore privato” che si giustappone all'”Italia dei dipendenti pubblici e dei pensionati”. Insomma, tesi centrale è che “il centrodestra debba costruire una coalizione sociale interclassista”, a partire, appunto, dai “forgotten men”, da coloro che negli ultimi anni sono passati inosservati sotto la lente della politica. Per arrivarci, però, occorre che il centrodestra si riappropri del “campo emotivo della speranza, superando il dominio di rabbia e paura” per saper “toccare il cuore oltre che la mente”. E si cita l’esempio dell’ex campione di football Jack Kemp divenuto congressman ispiratore della rivoluzione fiscale reaganiana.

Capezzone sogna un partito repubblicano all’americana

Venendo all’Italia, gli esponenti del centrodestra dovrebbero, secondo Capezzone, andare ben oltre l’ipotesi di una federazione. Per arrivare a un vero e proprio Partito repubblicano all’americana, secondo un approccio “fusionista”. Ma, anche per questo, servono una riforma costituzionale in senso presidenziale e una legge elettorale che metta al bando ogni tentazione proporzionalistica e introduca le primarie. Primarie, sì, ma quelle made in Usa che si svolgono in un arco temporale amplissimo, e non Pd style (che in un giorno si limiterebbero ad una “mera ratifica del quadro già esistente” in termini di rapporti tra le correnti”).

I consigli del giornalista a Salvini e Meloni

Salvini dovrebbe decidere quale immagine dare: “… Forse non più quella di un leader di destra dura o di destra sovranista ma quella di un leader pragmatico e post-ideologico”. In modo da avvicinarsi al profilo del “federatore” quale è stato Silvio Berlusconi. Meloni? Ha intelligentemente conquistato il vertice in Europa della famiglia dei conservatori. Ma “per paradosso enfatizza il rapporto con i polacchi mentre non cita quasi mai le origini conservatrici britanniche del movimento europeo che attualmente presiede”. Con tutta una serie di corollari, come una tendenza, a cui non sarebbe estranea nemmeno la Lega, a privilegiare le suggestioni stataliste in economia.

Ora la destra deve giocare all’attacco

Infine, l’elenco dei pericoli in agguato dai quali il centrodestra del futuro deve guardarsi. I poteri conferiti alla cabina di regia in nome della gestione del Pnrr, che rischiano di “spianare il dissenso” ed esautorare del tutto il Parlamento. La legge elettorale proporzionale, premessa di nuovi governi “ibridi” frutto di disarticolazione del centrodestra. La crisi post-pandemica, con i colpi subiti dalle piccole e medie imprese, autonomi e partite Iva. Rispetto alla quale il centrodestra deve giocare all’attacco e non lasciare spazio alle tentazioni stataliste degli avversari. Infine, un dato di cultura, anche comunicativa, dove il centrodestra appare afflitto da una “certa debolezza” e denuncia una “fatica a organizzare battaglie mediatiche e civili, a dettare e a non subire un’agenda”. Che si tratti di diritti civili, ecologia o innovazione tecnologica.