Carceri, detenuto africano fuori di testa manda all’ospedale quattro poliziotti

ospedale psichiatrico giudiziario (2)

Panico nel carcere di Ascoli Piceno dove un detenuto africano dopo aver distrutto oggetti nella sua cella, si è scagliato contro gli agenti intervenuti. A raccontare l’episodio Nicandro Silvestri, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Sappe. “Un detenuto di origine gambiana di 27 anni, con condanna definitiva di cinque anni per reati di resistenza e aggressione a pubblico ufficiale, violazione legge stupefacenti, detenzione di armi etc, affetto da gravi patologie di natura psichiatrica, ha seminato il panico presso l’istituto di Ascoli Piceno”.

Il gambiano autore di altre intemperanze

L’uomo, già autore di una aggressione nei confronti della Polizia Penitenziaria nel carcere di Piacenza e di tentata evasione dal carcere di Pesaro, ha distrutto “le suppellettili della propria cella con atti di autolesionismo e poi si è scagliato con armi rudimentali e di fortuna contro il personale di Polizia accorso. Ben 4 poliziotti – sottolinea Silvestri – sono dovuti ricorrere alle cure mediche con prognosi varie: fino ai 30 per un agente a cui è stata riscontrata la frattura delle dita”.

I sindacati: riaprire gli ospedali psichiatrici giudiziari

“Basta. E’ grave che il personale di Polizia Penitenziaria sia lasciato senza mezzi di protezione, di difesa e senza strumenti di intervento ma soprattutto basta alla gestione di detenuti con problemi psichiatrici”, denuncia Silvestri. La polizia penitenziaria “non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione – sottolinea, da parte sua, Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope e improvvisata che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli Opg devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.