Carceri: detenuto trovato impiccato a Rebibbia. Sarebbe uscito tra 6 mesi

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Emergenza carceri: un uomo di 30 anni di origine bengalese, detenuto nel carcere di Rebibbia a Roma, si è ucciso stamattina nella sezione denominata G9 del carcere romano. Secondo quanto si apprende il giovane si sarebbe impiccato con le lenzuola nella sua cella.

L’uomo, 30 anni di origine bengalese, aveva una condanna a meno di due anni per concorso in rapina. In primo grado era stato lasciato fuori dal carcere, ma a luglio in appello per un residuo di pena di un anno era stato portato nel carcere di Rebibbia. Sarebbe dovuto uscire il prossimo luglio ma stamattina si è impiccato in cella.  Si tratta dell’ottantaduesimo suicidio di un detenuto nel 2022, a cui si aggiungono 5 uomini appartenenti al Corpo di polizia penitaria, registrando record assoluto.

Droga e cellulari sequestrati a Civitavecchia

Sul fronte carceri è di queste ore la notizia che arriva da un altro penitenziario. Diversi telefoni cellulari, perfettamente funzionanti, e della sostanza stupefacente sono stati sequestrati negli ultimi giorni dal personale di Polizia Penitenziaria nelle Sezioni detentive della Casa circondariale di Civitavecchia. A dare la notizia è Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. ”Lunedì pomeriggioè stata fatta una perquisizione straordinaria nelle sezioni ”Alta Sicurezza” e sono stati rinvenuti cinque telefoni smartphone ed un microtelefono. La settimana scorsa, invece, sempre in una delle Sezioni ad Alta Sicurezza, era stato trovato un altro telefono di ridottissime dimensioni ed una ventina di grammi di hashish. La segreteria nazionale Sappe del Lazio rivolge un plauso al Personale di Polizia ma denuncia ancora una volta i gravissimi rinvenimenti di telefoni cellulari che avvengono ogni giorno in tutti gli istituti penitenziari della regione”. Somma denuncia che ”a Civitavecchia mancano Agenti ormai da un bel po’ di anni: il Reparto di Polizia Penitenziaria è sotto organico di circa 90 unità e nel carcere di Civitavecchia i detenuti ad Alta Sicurezza, anziché stare a regime chiuso, sono invece aperti e liberi di circolare e fare quello che vogliono in conseguenza di scelte gestionali ministeriali e dipartimentali discutibili e pericolose come l’introduzione e il mantenimento della vigilanza dinamica dei detenuti”.

Capece sull’emergenza carceri: a Civitavecchia situazione grave

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, evidenzia che ”è sempre e solo grazie all’alta professionalità dei Baschi Azzurri di Civitavecchia che ancora una volta si è riusciti a garantire la sicurezza interna dell’istituto. Oramai anche il rinvenimento di quantitativi di sostanza stupefacente, così come le aggressioni al personale, sta facendo statistica e senza un immediato intervento dell’amministrazione sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani. La pur significativa carenza organica del penitenziario di Civitavecchia, che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non può continuare a sottovalutare ma che dovrebbe essere fronteggiata con l’invio urgente e straordinario di Agenti, viene colmata dalla grande professionalità degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria. Per questo il Sappe esprime il proprio apprezzamento al personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Civitavecchia ed auspica che alle unità direttamente coinvolte nel ritrovamento venga riconosciuta una giusta e meritata ricompensa”.