Carceri sovraffollate, Regina Coeli al 185%: allarme suicidi e governo assente

Regina Coeli

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Il sistema penitenziario italiano è al collasso. A lanciare l’ennesimo grido d’allarme è la consigliera regionale del Lazio Emanuela Droghei (PD), che denuncia una situazione insostenibile nelle carceri della regione, con Regina Coeli al 185% di sovraffollamento. Una realtà drammatica che va ben oltre i numeri e che si traduce in vite umane compresse, diritti negati e dignità calpestata. Secondo gli ultimi dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), a fine giugno il tasso medio di sovraffollamento nelle carceri del Lazio ha toccato quota 148%, ben oltre la media nazionale del 132%. Nove istituti penitenziari su quattordici superano il 150% della capienza regolamentare.

Regina Coeli, Civitavecchia, Rieti e Latina

La situazione è critica in tutta la regione. Oltre al record di Regina Coeli (185%), si registrano dati allarmanti anche a Civitavecchia (178%), Rieti (174%) e Latina (171%). Nella sola Casa Circondariale di Roma, attualmente sono reclusi oltre 6.700 detenuti, in un trend in costante aumento dall’inizio dell’anno. E il quadro si aggrava se si considera anche la condizione degli istituti minorili, come Casal del Marmo, anch’essi in regime di sovraffollamento cronico, reso ancora più critico dal fallimento del decreto Caivano, misura tanto annunciata quanto inefficace.

Sovraffollamento e suicidi: un legame che il governo nega

“Non si può più negare il nesso tra sovraffollamento e suicidi in carcere – afferma Droghei – come invece fa il ministro Carlo Nordio. Le proteste e le tragedie che esplodono dietro le sbarre sono la diretta conseguenza di una gestione penitenziaria fallimentare.” Secondo i sindacati della polizia penitenziaria, come UILPA, il sovraffollamento a Regina Coeli sfiora in realtà il 200%, con agenti costretti a turni estenuanti di fino a 26 ore consecutive, mettendo a rischio non solo la salute del personale, ma anche la sicurezza interna degli istituti.

Servono misure urgenti

La richiesta è chiara: il governo deve agire. “Se, come ha detto lo stesso Nordio, il sovraffollamento porta all’esasperazione e alla violenza – prosegue la consigliera – allora si diano risposte concrete: misure deflattive immediate, potenziamento degli organici, percorsi alternativi alla detenzione, indulto e amnistia. Le carceri non sono solo strutture fisiche: sono lo specchio della civiltà di un Paese”.

Una democrazia incompiuta

Finché il carcere resterà un luogo di sofferenza anziché di recupero e reinserimento, l’Italia continuerà a mostrare una democrazia incompiuta. Ignorare questi numeri e queste storie significa voltare le spalle a una crisi umanitaria silenziosa, che ogni giorno si consuma dietro le sbarre.