Carceri violente, a Civitavecchia nordafricano tenta di strangolare un poliziotto
Prima un pugno, andato a vuoto. Poi lo ha afferrato al collo tentando di strangolarlo. Un detenuto nordafricano con problemi psichici si è scagliato come una furia contro l’unico agente di turno della polizia penitenziaria presente nel reparto Nuovi Giunti ieri mattina nel carcere di Civitavecchia. E se non fosse stato per il provvidenziale intervento di un altro detenuto saremmo qui a raccontare un’altra storia. Erano le 9,30 e l’aggressore, non nuovo ad atti simili, era appena uscito dalla doccia. Forse è stato un sollecito da parte del poliziotto, che lo avrebbe invitato a rientrare in cella, a scatenare la reazione. Il disagio mentale ha fatto il resto. Ma nonostante fosse nota l’indole violenta del nordafricano non era stato disposto alcun provvedimento particolare da prendere nei suoi confronti da parte del personale. E come al solito gli agenti della Polizia penitenziaria sono lasciati soli nelle carceri. Magari anche denunciati se stringono troppo le manette a un detenuto. Come avvenuto di recente, proprio durante un trasferimento di un pregiudicato da questo stesso carcere a Roma.
Emergenza covid, rivolte e disagio mentale. Le denuncia dell’USPP, nelle carceri avviene di tutto ma nessuno presta attenzione
“Il problema dei reparti psichiatrici nelle carceri è solo uno dei tanti che rimane in piedi senza alcuna soluzione. Dopo l’emergenza Covid, dopo le rivolte che hanno coinvolto gli istituti di pena di tutta Italia e per le quali ora nel carcere di Rebibbia, a Roma, la Procura ha chiesto il processo per cinquantacinque detenuti, al dramma del disagio mentale in regime carcerario ancora nessuno intende prestare attenzione.”
È la denuncia diffusa in una nota dalla segretaria regionale del sindacato di polizia penitenziaria Uspp Lazio. I vertici dell’Amministrazione penitenziaria, ma anche il Sistema sanitario continuano a fare orecchie da mercante. Reparti delicatissimi sono affidati spesso alla sorveglianza di un solo agente. Proprio come quello di Nuovi Giunti a Civitavecchia, presidiato da un unico poliziotto per turno. Che deve occuparsi delle docce ai detenuti, il passeggio e della gestione di tutta la sezione. Interamente da solo.
La rivolta della Polizia penitenziaria. Siamo a mani nude, Bonafede deve dimettersi
Ieri un poliziotto stava per rimetterci la pelle. Quanto vogliamo aspettare ancora?
Quello di ieri a Civitavecchia è un episodio che purtroppo non è il primo e non sarà l’ultimo.
Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici, poco o nulla è stato fatto per la gestione del fenomeno del disagio mentale nelle strutture di detenzione. E questo è solo l’ennesimo grido d’allarme del sindacato della Polizia penitenziaria.
“Occorrono interventi seri, linee d’ingaggio adeguate a contenere soggetti non gestibili. E bisogna farlo in fretta”, la dichiarazione lapidaria dell’USPP Lazio. Che per le istituzioni e per chi debe decidere, suona come un grido di allarme. Se non come un vero e proprio ultimatum. Gli agenti della Penitenziaria fanno i miracoli, ma ad andare avanti così non ce la fanno più.