‘Case di Virna Lisi’, crolli, degrado e sfratti “a pioggia”: a Ostia scoppia la rabbia dei residenti tra calcinacci e lettere di sgombero

Ostia Case viale Vasco De Gama

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Non bastavano i crolli, ora pure gli sfratti. Annunciati con una lettera che mette ansia, anche perché, oltre che agli occupanti abusivi, è arrivata anche a chi, quelle case, le ha comprate. O a chi ci vive in modo regolare. La vicenda delle case popolari di viale Vasco de Gama 140-142 a Ostia è una ferita aperta da oltre dieci anni. Quelle che tutti conoscono come le “case di Virna Lisi” sono ormai il simbolo di un disastro annunciato. Palazzine nate come case popolari, oggi in gran parte pericolanti, con crepe che si moltiplicano e calcinacci che continuano a cadere. Da oltre dieci anni si parla di rischio crollo, di sfollamenti possibili e di lavori mai partiti, ma la situazione, a distanza di tempo, è solo peggiorata.
Gli edifici, costruiti negli anni ’70, sono da tempo in condizioni strutturali precarie. Cornicioni crollatipezzi di terrazzi staccati, balconi chiusi per rischio cedimento. E oggi, nonostante i trabattelli e le mantovane di protezione montate in fretta, i residenti vivono nel terrore che un altro pezzo di cemento si stacchi da un momento all’altro.

“Case cadenti” a Ostia, tragedia sfiorata in viale Vasco de Gama: “Aspettano il morto?”, rabbia dei residenti davanti al degrado che nessuno ferma (FOTO)

I crolli e l’ufficio d’igiene… sporco

Il dramma è esploso ad aprile, quando diversi cedimenti, tra cui pezzi di cornicioni e terrazzi, hanno reso alcuni appartamenti inagibili. Eppure, raccontano i residenti, la scena resta surreale. “I calcinacci cadono ancora oggi”, denunciano, “nonostante i lavori di messa in sicurezza. Che evidentemente non sono sufficienti”.
A rendere il quadro ancora più assurdo è il fatto che all’interno di questi edifici trovano spazio uffici pubblici. Sul lato di viale Vasco De Gama e su via Tagaste ci sono infatti il SERT (Servizio Tossicodipendenze), il DSM (Dipartimento di Salute Mentale) e persino l’Ufficio di Igiene.
Un’ironia tragica. “L’ufficio di igiene è il primo a essere sporco sul davanti, pieno di polvere, cemento e detriti che cadono dalle facciate”, raccontano con amarezza i residenti.

Le assemblee e le promesse

Dopo i crolli di primavera, la paura ha portato a due riunioni tra i circa 140 residenti delle palazzine e l’avvocato Guido Pascucci, che ha offerto il suo supporto gratuito per analizzare la documentazione sugli appalti di manutenzione promessi dal Comune. A giugno, gli assessori e i funzionari comunali si sono presentati a loro volta per una “controassemblea” in cui hanno ammesso la gravità della situazione ma garantito che “i lavori erano già deliberati”. Peccato che la partenza del cantiere sia stata prevista, nella migliore delle ipotesi, per marzo 2026.
Un’attesa che, per chi vive con i calcinacci in testa, suona come una beffa. “È urgente, è drammatico, ma i lavori inizieranno forse tra otto mesi. E nel frattempo le case continuano a sfaldarsi”, spiegano i residenti.

Perché si chiamano “le case di Virna Lisi”

Pochi lo ricordano, ma il nome nasce da una storia vera, come rammenta proprio l’avvocato Pascucci. Quelle palazzine furono progettate dall’architetto Pesci, marito dell’attrice Virna Lisi, che partecipò di persona all’inaugurazione nei primi anni ’70. All’epoca erano alloggi dell’IACP, poi molti vennero riscattati dalle famiglie che li abitavano. Oggi, però, accanto ai proprietari e agli inquilini regolari, ci sono anche occupanti abusivi che rendono la gestione ancora più complessa.

Sfratti “indistinti”: notifiche a chiunque, anche ai regolari

Nei giorni scorsi, nelle cassette della posta dei residenti, sono arrivate le lettere di sfratto. Notifiche firmate da ComuneAter, consegnate indistintamente a tutti.
“Si tratta — spiega l’avvocato Guido Pascucci — di comunicazioni relative al recupero dell’immobile, in pratica di provvedimenti di sfollamento o sfratto. Ma il problema è che questi atti sono stati inviati non solo agli abusivi, ma anche a chi è assegnatario regolare, paga l’affitto e persino a chi ha riscattato la casa”.
Provvedimenti “prestampati tutti uguali”, racconta ancora Pascucci, “anche per chi era irregolare dieci anni fa ma nel frattempo si è regolarizzato. Così, famiglie con contratti regolari e atti alla mano, che hanno pagato e fatto i censimenti, si sono viste recapitare un provvedimento di sfratto come se fossero abusivi. Ci sono almeno cinque appartamenti sotto sequestro per crollo, eppure i loro inquilini, tutti in regola, hanno ricevuto la lettera. Sembra una follia”, aggiunge l’avvocato.

Famiglie nel caos

Adesso si apre un nuovo fronte: chi è in regola dovrà opporre ricorso per dimostrare la propria posizione, dando il via a decine di procedimenti civili. “Si rischia di avviare cause senza nemmeno sapere se quelle persone potranno restare nelle loro case, visto che le palazzine continuano a perdere pezzi e i lavori non sono ancora partiti”, avverte Pascucci. Le “case di Virna Lisi” contano otto scale e circa 300 famiglie, molte delle quali non sanno se saranno sfrattate prima del restauro o se potranno mai rientrare.

Sprechi e responsabilità

Oltre al dramma umano, c’è la questione dello spreco di denaro pubblico. “Ci sarà il rischio di decine di processi con costi legali, giudici, avvocati e udienze inutili — sottolinea Pascucci — perché bastava aggiornare gli elenchi anagrafici e contrattuali prima di inviare gli atti. Invece si è preferito spedire sfratti in blocco, anche a chi è regolare”.
E mentre si attende marzo 2026 per vedere se davvero i lavori partiranno, Ostia resta a guardare quelle palazzine che cadono a pezzi, simbolo di una burocrazia cieca e di una politica che promette, ma non interviene.