Castelporziano e Capocotta, spiagge allo sbando: tra cancelli chiusi, degrado e abusivi, la stagione balneare parte nel caos

La stagione balneare è iniziata ufficialmente il primo maggio, ma sulle spiagge di Castelporziano e Capocotta, nel cuore del litorale romano, la sensazione è tutt’altro che estiva. Mentre il sole picchia forte e le temperature spingono migliaia di persone verso il mare, la realtà che si presenta davanti agli occhi dei bagnanti è desolante: cancelli serrati, chioschi chiusi, assenza totale di servizi, e una gestione del territorio in evidente stato di abbandono.
Un’emergenza turistica: degrado e abusivi in aumento
Negli ultimi fine settimana, complice il meteo favorevole, le spiagge libere di Roma sono state prese d’assalto da turisti e residenti. Ma il boom di presenze ha portato alla luce (e amplificato) una serie di criticità strutturali e gestionali che trasformano la giornata al mare in un percorso a ostacoli.


Appena si arriva sulla via Litoranea, infatti, il primo problema è evidente: i parcheggi sono introvabili. Dei vari accessi al litorale di Castelporziano, solo il cancello numero 3 risulta aperto, e dopo poche ore dall’alba è già tutto esaurito. In assenza di alternative, a fare la parte del leone sono gli abusivi, veri padroni della strada: bloccano le auto, impongono il pagamento di parcheggi improvvisati su suolo pubblico e spesso lo fanno senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine.

“Parcheggiare senza pagare è impossibile – denunciano gli utenti – sulla litoranea c’è un via vai continuo di abusivi che si comportano come se fossero loro i gestori del territorio. Alcuni si piazzano al centro della strada, altri attendono i clienti comodamente seduti su sedie fronte carreggiata. Tutto questo senza che nessuno intervenga”.

Servizi assenti e rifiuti ovunque: il fallimento della gestione pubblica
Una volta raggiunto l’arenile, la situazione non migliora. Chi spera di trovare un bagno, una doccia, o semplicemente un cestino per i rifiuti rimane deluso. Le spiagge libere di Castelporziano e Capocotta si presentano come terre di nessuno, con chilometri di sabbia privi di qualsiasi tipo di servizio: niente acqua, niente bagni, niente bagnini, zero controlli e nessuna assistenza.

A completare il quadro, un livello di degrado ambientale preoccupante: rifiuti sparsi ovunque, plastica, legni, resti di picnic, sacchi neri abbandonati, e addirittura escrementi di animali lungo il bagnasciuga. Un colpo d’occhio che stride con il valore naturalistico e paesaggistico dell’area, che dovrebbe rappresentare uno dei fiori all’occhiello del turismo romano.

Capocotta, qualche isola felice in un deserto di incuria
Qualche eccezione esiste, ma è ben delimitata. A Capocotta, in pochi stabilimenti storici come “Mediterranea”, “L’Oasi Naturista” e “Il Porto di Enea”, è ancora possibile usufruire di servizi basilari: docce, bagni, ristori e qualche postazione di salvataggio. Tuttavia, questi presìdi di civiltà sono spesso presi d’assalto, e rappresentano più l’eccezione che la regola.

Tutto il resto della costa, invece, è un susseguirsi di ruderi abbandonati, come l’ex chiosco “Dar Zagaia” recentemente demolito, baracche improvvisate, e vere e proprie tendopoli abusive, dove talvolta vengono richieste “offerte” ai turisti per l’uso di spazi privi di qualsiasi autorizzazione.

Controlli assenti, abusivismo dilagante
A rendere la situazione ancora più allarmante è l’assenza di controlli. Sulla spiaggia come sulla litoranea, le forze dell’ordine sono praticamente invisibili, lasciando campo libero a un flusso continuo e incontrollato di venditori abusivi e parcheggiatori improvvisati, spesso provenienti da contesti di marginalità e privi di ogni tipo di autorizzazione. Una realtà che, in mancanza di interventi strutturali, rischia di diventare la normalità.

Un’occasione persa per Roma e il suo mare
Le spiagge di Castelporziano e Capocotta sono beni pubblici, aree di pregio ambientale tutelate dallo Stato, ma affidate in concessione al Comune di Roma. Ed è proprio la mancata gestione comunale a rappresentare la radice di molti problemi. A Castelporziano, i gestori dei chioschi si erano costituiti in un consorzio per proporre un ambizioso progetto di project financing, che prevedeva la realizzazione di nuove strutture moderne, sostenibili e costruite con materiali ecocompatibili.

Tuttavia, a quanto risulta, un parere tecnico sfavorevole da parte delle autorità competenti rischia di far naufragare il progetto proprio sul nascere. E mentre la burocrazia si avvita su se stessa, la stagione estiva è già iniziata, senza bagnini, senza chioschi, senza servizi, e senza una visione d’insieme.

Una cartolina amara per il turismo romano
Castelporziano e Capocotta, da simboli di una natura incontaminata, rischiano di trasformarsi in non-luoghi privi di dignità, specchio fedele di una capitale che non riesce a valorizzare le sue risorse più preziose. Il turismo, la sicurezza e la tutela ambientale vengono sacrificati sull’altare dell’inefficienza e del degrado. Se Roma vuole davvero proporsi come città del mare e dell’accoglienza, servono risposte concrete, investimenti reali e controlli sistematici. Perché il tempo delle promesse è scaduto. E l’estate, piaccia o no, è già cominciata.
