C’è anche un noto virologo nell’inchiesta della Procura di Roma: la notizia bomba sul Messaggero

noto virologo

C’è anche un intervistatissimo virologo tra gli indagati nella maxi inchiesta della Procura di Roma ha scoperchiato un sistema di false timbrature e fittizie presenze all’Ifo, l’ente che gestisce l’Istituto nazionale tumori Regina Elena e l’Istituto dermatologico San Gallicano. Medici e infermieri si spalleggiavano tra loro per timbrare il cartellino al posto del collega e farlo figurare in servizio. Il pm Alessandra Fini ha indagato 89 dipendenti o ex dipendenti andati in pensione degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri. Secondo Il Messaggero, nell’elenco dei camici bianchi compare anche un infettivologo, intervistato più volte durante la pandemia e più di recente per il vaiolo delle scimmie, che non ha voluto fornire al quotidiano ulteriori spiegazioni: «Aspetto l’esito delle indagini», ha tagliato corto.

L’accusa, a seconda delle posizioni, è di falso e truffa aggravata e continuata ai danni di un ente ospedaliero finanziato dal Ministero della Sanità e della Regione Lazio. Secondo le accuse c’è chi durante l’orario di lavoro, mentre i pazienti oncologici aspettavano di essere visitati, andava a fare shopping, a riparare l’auto dal meccanico, a fare la spesa al supermercato o una tranquilla gita al mare. Addirittura c’è chi svolgeva un secondo impiego invece che stare in corsia. 

Che cosa ha riportato Il Messaggero sull’inchiesta che coinvolge il noto virologo

Secondo la Procura di Roma, le condotte contestate sono avvenute nel periodo pre-Covid, da ottobre 2018 a giugno 2019. L’indagine, delegata ai carabinieri, è partita da una denuncia presentata dall’Ifo, parte lesa in questa vicenda. «Siamo in attesa di sapere come si concluderanno gli accertamenti della magistratura prima di prendere eventuali provvedimenti disciplinari», fanno sapere a Il Messaggero i responsabili alla comunicazione dell’ospedale. Per portare alla luce questo sistema di complicità sono state installate delle telecamere nascoste nei pressi degli apparecchi per la timbratura. Solo così è stato possibile scoprire che, spesso, a beggiare non era il titolare del cartellino, ma un suo collega. Un ulteriore riscontro si è avuto grazie a pedinamenti, segnali del gps lasciati da cellulari e auto, e dai tabulati telefonici.

Nella lista degli indagati – che sono stati sottoposti a interrogatorio tra luglio e ottobre scorso – ci sono 22 dirigenti medici, 2 dirigenti biologi, 44 infermieri, 14 tecnici radiologi, un operatore socio-sanitario, un tecnico di fisioterapia e 5 assistenti amministrativi. Nell’inchiesta sui camici bianchi compare appunto anche il noto virologo, o per meglio dire nello specifico, infettivologo: nell’attesa che la magistratura faccia luce, per il momento tutto tace.