Che ci vuole a capire che dobbiamo chiudere prima della risalita dei contagi, e non dopo?

coronavirus chiudere prima e non dopo (2)

Chiudere prima della risalita dei contagi, e non dopo. Lo dice con notevole logica il professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma Giuseppe Arbia. “Ho la sensazione che siamo entrati nella terza ondata. Se si guardano il tasso di positività, i ricoverati con sintomi, le terapie intensive e i decessi e facendo le medie settimanali, perché quelli giornalieri li ritengo ingannevoli, tutti e quattro i parametri sono tornati a salire con la stessa regolarità delle altre due ondate”. “Il tasso di positività – ricorda – è cominciato a salire il giorno di Natale. Il 7 gennaio sono cominciati a salire i ricoverati con sintomi e l’8 gennaio sono cominciati a salire i decessi. Nella seconda ondata il 3 luglio iniziava a salire il tasso di positività, il 4 agosto le terapie intensive, il 19 agosto i decessi”.

Chiudere prima della terza ondata, non dopo

Insomma, dice ancora Arbia, “ci siamo, sono le caratteristiche dell’inizio di una nuova ondata. Ma con una differenza drammaticamente significativa. Nella prima e nella seconda ondata questi parametri erano a zero. Nella prima erano a zero per definizione, nella seconda si era raggiunto il minimo il 3 luglio, con un tasso di positività del 3 per 1000, i ricoverati in terapia intensiva erano 40 e i decessi erano 4, praticamente a zero. Oggi quando abbiamo toccato i punti minimi, avevamo un tasso di positività del 9,7 il 25 dicembre, i ricoverati in terapia intensiva erano 2.500 e i morti 450. Ora, se noi iniziamo una terza ondata a un gradino più alto, le conseguenze ce le possiamo immaginare”. Per questo, aggiunge, “dobbiamo anticipare l’epidemia. Non dobbiamo chiudere quando i dati sono alti, dobbiamo chiudere prima che lo diventino”.

Da Pasqua forse potremmo allentarele misure

Secondo Arbia, in Italia c’è stata inizialmente “l’illusione” che lo sforzo sarebbe bastato “per pochi mesi”. Questa volta, però, “c’è uno spiraglio. La seconda ondata è andata e se la terza riusciremo a trattenerla come è stato l’anno scorso con la prima, verso aprile avremo comunque un livello di diffusione contenuto. A quello che stiamo facendo si aggiungeranno i vaccini e la bella stagione. Non dico che per Pasqua ne saremo fuori, ma che le misure da Pasqua in poi potrebbero essere allentate”. “Sono stato contento dell’ultimo Dpcm che ha stretto i freni, ma probabilmente serve di più. Noi continuiamo a imparare poco da quello che vediamo, perché ci siamo rallegrati che eravamo scesi e dicevamo poveretti i francesi e gli spagnoli. E poi è arrivata anche da noi la seconda ondata. Poveretti gli inglesi e i tedeschi, ma noi arriveremo alle loro stesse cifre”, conclude.