Chi di statua ferisce, di statua perisce: tocca a Benigni…

statua di benigni

Imbrattata la statua di Roberto Benigni. Lo sapevamo che la deriva intollerante dei politically correct sarebbe arrivata anche a questo. La devastazione della statua del nostro grande comico e attore deve farci riflettere. Anzi, deve far riflettere la sinistra. Perché è da quel brodo di coltura (e sub cultura) che arrivano queste derive totalitarie e intolleranti. La furia iconoclasta dei teoreti del pensiero unico adesso arriva a fare i conti con sé stessa.

Statue distrutte, la sinistra non condanna

La grande stampa italiana, i giornaloni di regime, l’opinione omogenea della sinistra infatti in queste ultime settimane hanno guardato con supponente approvazione le distruzioni delle statue dei fascisti o presunti tali. Fascista è chiunque non sia omologato al pensiero unico di sinistra. Hanno sporcato la statua di Montanelli? Bene! Hanno abbattuto la statua di Cristoforo Colombo? Bene! Hanno distrutto la statua del generale Lee o di Stonewall Jackson? Benissimo!

Gli intolleranti colpiscono l’icona del buonismo

Ma poi la furia idiota di questi imbecilli si allarga: adesso è toccato a una delle icone della sinsitra buonista italiana, il mostro sacro Roberto Benigni. E dove si arriverà? L’intolleranza delle sinistra, sardine o grilline, che siano, ha radici lontane: i primi a distruggere sistematicamente statue di un “falso dio” furono i talibani, che cannoneggiarono le statue dei Buddha di Bamiyan, in Afghanistan. Allora tutti criticarono il gesto. Ma quando toccò agli eroi americani confederati allora applaudivano.

Quando gli islamici distrussero le statue cristiane

Ricordiamo quando gli integralisti islamici oltraggiarono e distrussero immagini e statue della cristianità. Allora l’intellighentzia radical chic italiana li giustificò: “E’ una cultura diversa…”. Quindi ci sono statue che si possono abbattere e statue che non si possono abbattere. E chi decide? I sacerdoti del pensiero unico marxista? Grazie tante, non ci stiamo. Non è questa la cultura che vogliamo che si affermi in Italia e in Europa. Già da tempo tolleriamo nella nostra nazione strade e piazze intitolate a Stalin, Tito, Lenin e altri feroci assassini, adesso dovremo vedere i nostri monumenti distrutti da una manica di invasati comunisti?

La storia, qualsiasi storia, va tramandata, anche se non condivisa. Sarebbe assurdo se ogni governo cancellasse la memoria dei suoi avversari politici, anche se in Italia questo l’hanno già fatto, e a senso unico. Ogni italiano degno di questo nome, ogni patriota, si deve opporre alla talibanizzazione del nostro patrimonio culturale da parte della sinistra.