“Ci manca all’appello la metà del mondo”: alberghi romani in crisi stretti tra Covid e guerra

Alberghi, non si ferma la crisi a Roma delle strutture ricettive. “A Roma è tornato il turismo europeo e italiano, manca all’appello metà del mondo turistico. Ovvero quello russo, cinese, e ancora proveniente dal Sud Est asiatico, Giappone, Corea, e Sud America. Siamo ancora a zero, speriamo di poterlo riavere dal prossimo inverno, probabilmente nel 2023 ci sarà un ritorno ma per tornare ai livelli del 2019 dovremo aspettare il 2024″. Sono le considerazioni del presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, in base agli osservatori delle grandi compagnie alberghiere e aeree internazionali, a monte della guerra in Ucraina. Si tratta di “una visione ottimistica – spiega – perché la guerra è un punto interrogativo, potrebbe avere sviluppi che allontanano il turismo dall’Europa anche quello americano e sarebbe un ulteriore problema”.
Asia e Sud America non vengono più qui
Di recente, aggiunge Roscioli “si sono aperti dei voli ma tali da non spostare i numeri in maniera significativa, uno tra tutti dall’Australia”. Quanto alla mancanza dei flussi dal Sud America si deve al fatto che “c’è una situazione covid peggiore rispetto alla nostra con condizioni economiche che incidono molto sulla propensione al viaggio. E questo – spiega – riguarda anche la Cina che è tutt’ora bloccata e quasi tutto il Sud Est Asiatico, la Corea e il Giappone”. Per non parlare della Russia che, tra l’altro, rappresenta un mercato di “big spender”.

Molti alberghi della Capitale hanno già chiuso
Molti alberghi romani hanno chiuso a causa del covid per la mancanza di turismo a partire dal 2020. “Al momento ci sono ancora circa 180 alberghi sui 1.250 che non hanno riaperto (e, a questo punto sarà difficile che riapriranno). Però nei prossimi mesi Roma avrà 8 nuovi alberghi, di una certa importanza, grazie ad investimenti partiti prima del 2019”. “Tutti i nuovi alberghi – aggiunge il presidente – hanno dato molta importanza alla ristorazione aprendo spazi come roof e giardini in un’ottica di accoglienza rivolta anche alla popolazione locale. Soprattutto ai giovani che vi si recano per consumare magari la classica apericena”.