Ciclabile dell’Eur, Roma festeggia le correzioni come se fossero rivoluzioni

Roma, pista ciclabile Eur

La ciclabile dell’Eur non è ancora pronta, ma Roma la festeggia già come un successo. Peccato che il “passo avanti” annunciato da Roma Capitale e dal IX Municipio somigli più a un passo indietro raccontato bene. Dopo mesi di riunioni, comunicati e “interlocuzioni” – parola magica che nella Capitale significa “non ne usciamo vivi ma ci proviamo” – arrivano le modifiche “concordate” al percorso e alla sicurezza stradale.

Le strade interessate sono sempre le stesse: viale Egeo, viale Oceano Pacifico, viale Oceano Atlantico e il tratto Cina–Torrino. Solo che ora si parla di isole di traffico permanenti, stalli eliminati, cordoli spostati e perfino di un nuovo semaforo “per garantire l’attraversamento sicuro dei ciclisti”. Tradotto: si sistemano gli errori di progettazione che i cittadini avevano segnalato da mesi.

La solita Roma: quando il ritocco diventa traguardo

“Abbiamo concordato alcune modifiche per migliorare percorso e sicurezza”, dicono dal comune. Ma la verità è che il progetto della ciclabile era nato già zoppo. Le stesse “modifiche” ora sbandierate erano richieste note da tempo: corsie troppo strette, auto parcheggiate dove non dovrebbero stare, percorsi che interferivano con i mezzi pubblici.

E allora ecco la toppa istituzionale: via gli stalli di sosta “che creano interferenze”, spazio a qualche posto riservato ai mezzi AMA per il porta a porta e un semaforo nuovo di zecca all’incrocio con via Cesare Pavese. Tutto questo viene raccontato come una rivoluzione della mobilità sostenibile.

In realtà, Roma continua a rincorrere i propri errori, camuffandoli da innovazioni. Ogni volta che una ciclabile viene “migliorata”, significa che prima era sbagliata. E il bello è che nessuno se ne assume la responsabilità.

Partecipazione o autoassoluzione?

La nota parla di “confronto con associazioni e comitati di quartiere”, ma il dialogo arriva sempre dopo le polemiche. È la solita liturgia romana: prima si progetta male, poi si ascolta, infine si corregge. E quando si corregge, ci si autocelebra.

Intanto, nel traffico dell’Eur, tra buche e transenne, ciclisti e pedoni continuano a convivere come possono. Roma annuncia “più sicurezza”, ma i cittadini parlano di “sopravvivenza quotidiana”. Perché la pista ciclabile dell’Eur, almeno per ora, è sostenibile solo per il nervosismo. E Roma, come sempre, non cambia: si applaude da sola mentre i suoi quartieri restano bloccati. ora ci sono solo più lavori. E la mobilità sostenibile, quella vera, resta ancora ferma al semaforo.