Le regole di Cinecittà: per comunicare bando contro i giornalisti

A Cinecittà hanno imparato la lezione: per dirigere la comunicazione bisogna far digerire un bando in cui i giornalisti sono un ornamento. L’ordine nazionale, more solito, non dirà una sola parola per chiedere spiegazioni.
Il tutto con una fretta che è davvero pessima consigliera. Perché il bando firmato il 22 marzo dall’Ad Nicola Maccanico (nella foto) scade il 31 marzo. Quasi roba clandestina. E giù pettegolezzi: non è che è fatto su misura?

Cinecittà, per comunicare non basta essere giornalisti
Noi questo non lo possiamo sapere e certo non possiamo scriverlo anche se le voci circolano su un potente uomo della comunicazione a livello regionale. Ma non vogliamo crederci e ci limitiamo a osservare che il posto da direttore della comunicazione ed attività editoriali di Cinecittà S.p.A. è succulento: vale 120mila euro l’anno e a tempo indeterminato.
Con qualche requisito che fa indirizzare il mirino verso qualche fortunatissimo aspirante direttore.
Parliamo di un ruolo giornalistico per eccellenza. Al punto che si chiede l’iscrizione all’Ordine nazionale (da cinque anni e chissà perché) ma non basta. Ci vuole la laurea. Cioè: se sei laureato in farmacia puoi aspirare; se hai diretto telegiornali, tipo Tg5 o il Tg di La7 no. Del resto, l’Ordine dei giornalisti è composto anche da pubblicisti. Tutto fila per il fortunatissimo.
Poi c’è l’esamino orale, perché il curriculum “vale” 40 punti. E al colloquio che ti giochi tutto, per conquistare fino a 60 punti. Basta trovare buone orecchie nella “nominanda commissione”, spiega il bando di Maccanico.
Ma non basta. Perché c’è scritto che “l’Amministratore delegato – ovvero quello che ha firmato il bando – resterà libero di scegliere la persona da assumere”.
Una selezione che non serve per decidere il vincitore
Ecco, una cosa del genere assomiglia davvero ad una buffonata. A che serve indire una selezione se poi il parere della “nominanda commissione” equivale praticamente a zero?
Poi ci sono altri curiosi requisiti. Tipo quello che dice che nella valutazione del curriculum conta anche, guarda caso, la dimensione dell’istituzione “in cui sono maturate le esperienze professionali”. E anche altri ancora più gustosi che sveleremo non appena il nome prescelto sarà identico a quello che depositeremo presso un notaio disponibile.
Auguri, candidato eccellente e un sarà per la prossima ai giornalisti che non potranno partecipare. Non perché incapaci, ma perché esclusi nel tentare di fare il loro mestiere.
È più utile magari (anche se non è il caso del prescelto) una laurea in ornitologia. Vuoi mettere quanto serve sapere tutto di uccelli per dirigente l’ufficio comunicazione di Cinecittà?
p.s. Anche al San Camillo qualcosa di simile, denunciata dal Fatto Quotidiano contro lo staff dell’assessore Alessio D’Amato. Spiegazioni?