Cinecittà ha un grandissimo passato ma un brutto presente. Riuscirà anche ad avere un futuro?

Cinecittà è un bene comune del cinema italiano. Su questo tema e quindi sul futuro degli stabilimenti cinematografici si è discusso ieri nel corso di un incontro in streaming presentato da Francesco Ranieri Martinotti, presidente dell’Anac, (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), sulla propria piattaforma www.anackino.it. Hanno partecipato registi, produttori, tecnici e in genere una grande e rappresentativa parte degli addetti ai lavori del settore. “Cinecittà è il cinema italiano – ha detto il regista Pupi Avati -. Le prime volte che ci sono entrato da turista ho vissuto le emozioni più forti della mia vita. Io mi trovo a preparare un film sulla vita di Dante Alighieri, quindi un progetto con ambizione sterminata che affronteremo con i mezzi della produzione del cinema italiano abituale quindi non americana.
Il progetto di Cinecittà è sempre stato culturale
Quindi la Cinecittà pubblica, se fosse stata in qualche modo riconsiderata come immagino, dovrebbe far parte di quella filiera per la quale il progetto è di natura culturale. E’ evidente che il Ministero ha un suo ruolo e lo sta svolgendo, lo sta portando a termine con grande vicinanza”. “Io sono qui, ma sono incompetente a decidere – ha detto Giovanna Gagliardo che ha realizzato un documentario su Cinecittà -. L’istituzione si è fatta carico di tenere in piedi Cinecittà, ora bisogna arrivare ad un passo ulteriore e cioè rendere competitiva e imprenditorialità Cinecittà. Penso che l’imprenditorialità non solo serva, ma credo che serva un pozzo di soldi per rimettere in piedi una macchina.

Fare attenzione a come ci si occuperà della struttura
Ma anche penso, contemporaneamente, che gli studi non siano soltanto degli studi dentro i quali si va a girare, ma siano un luogo molto speciale. Perché Cinecittà è un po’ una fabbrica di storie, quindi un bene molto immateriale. E chi se ne dovrà occupare deve fare molta attenzione, perché lì non solo si va a girare, ci sono delle competenze. Lì si pensa a una storia che si crea. Chi andrà lì deve sapere che questo luogo non sono gli studi ma ha una storia”. Lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti ha ricordato che “Cinecittà è stata la mia casa. Ho cominciato tanti anni fa, lavorando con grandi registi. Grazie a Fellini ho conosciuto tanti altri registi”.
Rutelli: su Cinecittà un grosso investimento
Mentre il presidente dell’Anica, Francesco Rutelli ha sottolineato che “il governo ha fatto un investimento su Cinecittà senza precedenti. Stiamo parlando del principale investimento di natura urbanistica che possa avvenire nella città di Roma. Esige che si faccia un piano industriale, che ci sia una squadra e anche un capoprogetto all’altezza di un disegno di questo tipo che è il raddoppio dell’attuale Cinecittà con investimento pubblico molto rilevante anche se, per adesso, solo sulla carta”. Il direttore generale Cinema e Audiovisivo del ministero della Cultura, Nicola Borrelli, ha spiegato che “è tutto in costruzione. Cinecittà è tornata completamente in mano pubblica. Si è riusciti a conservare le professionalità ed è stato un miracolo, perché il Ministero ha fatto il suo anche quando Cinecittà Studios era in mano privata.
Evitare la dispersione di questo patrimonio
Quindi una parte del merito per aver conservato le professionalità che ancora ci sono in questo momento. E ce le teniamo strette va dato in parte anche al Ministero che ha sempre fatto il possibile e l’impossibile. Esponendosi anche a critiche per evitare la dispersione del patrimonio anche professionale di Cinecittà. E il passaggio in mano pubblica è stato un momento conclusivo che ha tolto via alcune incoerenze, alcune incongruità che, nel corso dei decenni, il percorso di privatizzazione ha dimostrato”. “Come avete letto – ha proseguito Borrelli – la legge di bilancio interviene su Cinecittà, prevede una governance diversa, la trasforma in società per azioni e dispone un aumento di capitale sociale di 10 milioni legato a una progettualità e un piano industriale che deve essere, quanto più possibile coerente e credibile.
Il problema oggi è la mancanza di spazi
In contemporanea, c’è l’ipotesi di inserire un progetto di investimento complessivo nel piano nazionale e nel Pnrr rispetto al quale bisogna dire due cose. Cioè che si tratta ancora di un ipotesi. E che il tema vero non è tanto il coinvolgimento del governo, perché anche con il nuovo governo c’è la piena sintonia e la piena volontà di portare al termine il percorso. Ma c’è il tema generale legato agli aiuti di Stato che deve essere contrattato con la commissione europea. In questo momento il problema principale è la mancanza di spazi, di studi. Alcune produzioni non possono essere ospitate a Cinecittà per mancanza di spazi”. “Vorrei Cinecittà un luogo che torni ad essere un punto di lavoro per gli artigiani come era prima – ha detto lo scenografo e regista Enzo de Camillis -.
Non ci sono più i mestieri artistici all’interno
Ricordiamoci che all’interno degli stabilimenti c’erano spazi dedicati ai mestieri artistici. Scultori, tappezzieri, laboratori scenografici e falegnameria, magazzini di arredo e laboratori di effetti speciali, fioristi e centri creativi e laboratori per giovani leve. Tutte le attività artigianali oggi non ci sono più”. Il regista Mimmo Calopresti, infine, ha osservato che “sta succedendo qualcosa di nuovo a Cinecittà. Ripartirà e diventerà in nuovo centro. Abbiamo la necessità di fare film e di utilizzare Cinecittà per i nostri film. Dobbiamo fare film di successo dove la presenza di Cinecittà dentro è nota e si vede”.