Civitavecchia, l’addio a Teo il clochard buono che è entrato nel cuore di tutti: ‘Ci mancherai’

Teo clochard morto a Civitavecchia

Un passato difficile, tante sofferenze sulle spalle. La vita non gli aveva regalato molto, ma lui non provava rabbia, rancore. Era sempre così silenzioso, rispettoso e nonostante le difficoltà era riuscito a entrare nel cuore di tutti. Chi lo vedeva dormire nell’aiuola sotto l’ingresso del casello di Civitavecchia Sud se poteva si fermava, chiacchierava con lui. O semplicemente lo salutava da lontano, dall’auto. A Teo bastava poco per sentirsi meglio, per sentirsi qualcuno. Era sempre stato quasi invisibile, ma in tanti – negli anni – lo hanno notato e hanno capito che dietro a quella barba lunga e agli occhi spenti si nascondeva un animo buono, gentile. L’animo di chi ne aveva passate tante ed era sempre riuscito a rialzarsi da solo, a cavarsela.

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Teo, così diffidente, è riuscito a fidarsi e ha trovato nella comunità di Sant’Egidio di Civitavecchia una casa. Lì si è sentito parte di qualcosa fino a pochi giorni fa, quando il suo cuore ha smesso di battere.

L’addio a Teo, il clochard di Civitavecchia che è entrato nel cuore di tutti

A dare notizia della sua scomparsa è stata proprio la comunità di Sant’Egidio, che in poche parole ha descritto Teo, quel gigante buono che in loro ha trovato una famiglia, un punto di riferimento. Teo viveva sotto l’ingresso del casello di Civitavecchia Sud: da lì, in quel lontano 2013, salutava tutti, era riuscito a fare amicizia. Poi ha incontrato i volontari, che hanno cercato per diverso tempo di avvicinarlo. Provavano a dargli da mangiare, a parlare, a conoscerlo meglio. Per lui era difficile aprirsi, raccontarsi, doveva capire se poteva farlo. Ci ha messo tempo, ma ci è riuscito. “Da quelle notti ad oggi di strada insieme ne abbiamo fatta tanta, non solo abbiamo scoperto il tuo nome (che era Doru), ma abbiamo conosciuto un’anima speciale, che ci ha colmato del suo amore” – hanno spiegato commossi. Teo negli operatori ha trovato un porto sicuro e ora che non c’è più la sua mancanza si sentirà. E non poco. “Caro nostro amico, ci vediamo domani (ogg, ndr) per darti l’ultimo saluto su questa terra, con la certezza di incontrarci di nuovo. E perché no? Cantare ancora una volta insieme la canzone che ti piaceva tanto, Io Vagabondo dei Nomadi, dove alla frase ‘soldi in tasca non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio’, che cantando facevi tua, piangevi”.

Doru, che per tutti resterà Teo, non aveva nulla, niente di materiale. Niente soldi, nessun vestito. Ma un cuore immenso, raro, speciale. E per questo il suo ricordo resterà vivo in tutti quelli che sono stati al suo fianco, ma anche gli automobilisti o i cittadini che lo avevano conosciuto. E avevano capito che dietro a quelle sofferenze c’era un grande uomo, che ha sempre cercato di vedere il lato positivo anche quando tutto sembrava ‘nero’. “Lo ricordo benissimo, viveva con la sua tenda proprio allo svincolo. Sono contenta che abbia passato negli ultimi anni una vita dignitosa“- ha detto Veronica, seguita da Alessandro, che ricorda quando insieme mangiavano pane e fesa di tacchino proprio lì, nei pressi di quel casello che per anni è stato casa sua. Oggi a Civitavecchia, alle 16, nella Cattedrale si terrà l’ultimo saluto a un uomo dolce, che nel ‘cielo della vita volerà’.