Classifica qualità della vita: Roma precipita, ma nei social del sindaco è sempre tutto ‘troppo bello’
Milano batte Roma. E pure di tanto. Non parliamo di calcio, ma di vita vera. Nonostante i tanti proclami sui social da parte del sindaco capitolino Roberto Gualtieri (non ci sembra che Giuseppe Sala sia così presente su Instagram TikTok e Facebook, con elmetto in testa e sorriso stampato…), il capoluogo lombardo è prima nella classica della qualità della vita con «ottimi risultati nella dotazione di servizi, reddito, gestione delle infrastrutture, vitalità del tessuto produttivo». Roma, invece, perde 5 posizioni rispetto all’anno scorso e si posiziona 29esima. Un tonfo pesante, se si pensa ai proclami fatti dal Primo Cittadino, che parla sempre di miglioramenti. Ma quali sono?
Se si guarda la classifica annuale di ItaliaOggi e Ital Communications in collaborazione con la Sapienza, la fotografia di Roma è molto diversa da quella fornita da Gualtieri. E, nel giorno del compleanno di Carlo Verdone, non possono non venire in mente i suoi film. Ma Roma non è un film, non è un set. E viverci non è più “troppo bello”, se i problemi superano la bellezza della città.
Il tonfo di Roma: 29° posto nella classifica della qualità della vita
Ironia della sorte, la classifica arriva a metà mandato del sindaco Gualtieri e a pochi giorni dalla presentazione del suo Quarto Rapporto alla Città, il documento di rendiconto e programmi di 38 pagine, equivalenti a quasi due ore di discorso, in cui ha raccontato quello che ha fatto e quello che farà. Perché, bontà sua, Roberto Gualtieri si vuole ricandidare.
Ma vediamo perché Roma è precipitata. La classifica generale 2025 considera nove ambiti (da affari e lavoro al turismo, passando per reddito, salute e sicurezza sociale) e si regge su quasi cento indicatori. Nel quadro complessivo, Milano resta in vetta grazie alla dotazione di servizi, al reddito, alla gestione delle infrastrutture e alla vitalità produttiva. Bolzano e Bologna completano il podio. In pratica, mentre alcune città del Centro-Nord si consolidano, Roma arranca. E la narrazione social del Campidoglio, francamente, inizia a sembrare sempre più lontana dalla realtà.
I nuovi parametri della classifica: dove perde Roma
Quest’anno la classifica introduce nuovi parametri: omicidi stradali, morti per abuso di alcol, decessi per droga e indice di affollamento carcerario. Indicatori che mettono a nudo fragilità già note, aggravate da una gestione del territorio che fa acqua da tutte le parti. Lo conferma anche Alessandro Polli della Sapienza, che parla apertamente di un’Italia “spaccata”, con un Centro-Nord resiliente e un Mezzogiorno sempre più vulnerabile. Roma, pur non essendo Sud, sembra però avvicinarsi più a quel modello che a quello milanese. E questa è una riflessione che, forse, al Campidoglio non avranno molta voglia di fare.
Gli scivoloni di Roma sono distribuiti su più fronti: l’area Affari e lavoro passa dal 63° al 69° posto, l’Ambiente dal 71° al 74°, mentre i dati su Reati e sicurezza peggiorano dal 102° al 104° posto. Il colpo più duro è alla voce Sicurezza sociale, che precipita dal 19° al 41° posto: un segnale che dice quanto sia diffuso il disagio sociale in alcune aree della città. L’istruzione arretra dal 7° all’11° posto e la salute scende dal 14° al 16° posto. L’unico campo in cui Roma migliora è Reddito e ricchezza, dove la Capitale avanza dal 52° al 39° posto.
Classifica qualità della vita vs visione di Roma di Gualtieri
A questo punto la domanda è semplice: quanti romani si riconoscono nella fotografia che il Campidoglio cerca di vendere quotidianamente tra un reel e un’intervista? La classifica parla chiaro e “smaschera” lo scarto tra la narrazione social del sindaco e la vita che ogni giorno devono affrontare i cittadini. Trasporti che non funzionano, incidenti, insicurezza e servizi inadeguati vissuti nella pelle dei residenti, non solo nelle slide di un Rapporto.
Gualtieri non può più limitarsi a raccontare progetti e promesse attraverso passerelle elettorali. Servono risultati concreti, non storytelling. Perché i numeri pubblicati da ItaliaOggi non sono un fastidioso dettaglio tecnico: sono l’eco di strade malmesse, giovani senza lavoro e famiglie che arrancano. Se il buon sindaco vuole davvero convertire i like in consenso duraturo, è ora che la sua amministrazione metta meno filtri e più fatti, meno post e più risposte ai cittadini. Altrimenti la ricandidatura rischia di rimanere soltanto una bella sceneggiatura social.