Comune, il covid non molla. Ma per i dipendenti c’è l’obbligo del lavoro in presenza

Il covid non molla. E non risparmia neppure il Campidoglio. Con tanti dipendenti comunali e delle partecipate che risultano positivi al virus. E alla diffusissima variante Omicron. Così ritorna di attualità la polemica sul lavoro agile. Quello smart working al 50% che nel periodo più duro del lockdown ha riguardato anche le amministrazioni pubbliche. Adesso però le cose sono cambiate, e i ministri competenti Brunetta e Orlando sono stati chiari. Il modo ordinario per svolgere il lavoro di dipendente pubblico è quello in presenza. Così Regione e Comune si sono adeguati. Con il ritorno dei lavoratori dietro alle scrivanie. Prima quelli destinati al contatto diretto con il pubblico, in una parola agli sportelli. Poi tutti gli altri. Al massimo il lavoro agile può riguardare uno o due giorni della settimana. Ma la maggior parte degli impiegati sono dietro alle scrivanie nelle loro stanze. Spesso troppo piccole, e non adeguate alle regole imposte dalla pandemia. Ecco allora che i sindacati e le opposizioni sono insorti. Parlando di occasione sprecata. Anche perché nello stesso programma del sindaco Gualtieri c’era un impegno. Per rendere strutturale ove possibile lo smart working in una percentuale tra il 20 e il 30%. Impegno per ora disatteso.

Il sindacato, sullo smart working il Comune ha perso una occasione

“Avevamo chiesto prudenza prima di tornare alla normalità prepandemia e purtroppo i fatti ci stanno dando ragione. La situazione contagi è critica ed è dunque importante implementare in maniera massiccia il lavoro agile. Purtoppo però – rileva Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio – alcune amministrazioni hanno fatto davvero poco per adeguarsi ai tempi, per la digitalizzazione dei processi”. Il riferimento è soprattutto al Comune di Roma. Non sempre i dipendenti sono stati messi in condizione di lavorare anche da remoto, anche per la scarsità di supporti tecnologici. “Serve una rivoluzione culturale e un approccio diverso, le dirigenze devono capire che lo smartworking non è riposo ma lavoro a tutti gli effetti. Sarà dunque necessario rivedere le percentuali sul lavoro agile, anche perchè è un modello che soprattutto in questo periodo non comprime i servizi ma li salva da stop e blocchi improvvisi. Quelli ai quali assistiamo per casi di positività al virus e conseguenti quarantene”.