Se il comune boicotta i referendum giustizia denuncialo così

Dipende da ciascun cittadino il successo dei referendum sulla giustizia. È questo il senso dell’ultima iniziativa della Lega per raggiungere e oltrepassare il numero delle firme necessarie a far svolgere la consultazione referendaria nella prossima primavera.
Matteo Salvini ha chiesto un ulteriore sforzo organizzativo dopo le ben trecentomila sottoscrizioni raccolta in tre settimane. Dicendo di rendere protagonisti proprio i cittadini non solo con la firma.

Tutti protagonisti con i referendum sulla giustizia
Al computo dei referendum vanno aggiunti gli “autografi” degli italiani presso i municipi. Ogni cittadino può sottoscrivere infatti nel proprio comune, laddove non trovi un gazebo presso il territorio di residenza.
Ed ecco come fare. Se nel proprio municipio l’amministrazione non fa trovare i moduli per i sei referendum sulla giustizia, esiste una mail a cui segnalarlo. Sarà la stessa Lega a contattare il comune per evitare sabotaggi che in questo paese sembrano incredibilmente possibili: il cittadino che avrà segnalato l’assenza dei moduli, sarà direttamente ricontattato dal partito di Salvini non appena depositati i moduli.
Una catena organizzativa che si muove proprio per non trascurare alcun dettaglio: Salvini punta ad oltre il milione di firme che rappresenterebbe una formidabile spinta alle riforme sulla giustizia da parte del popolo italiano. Chi sbaglia paga, è lo slogan principale, perché nessuno ignori la portata della sfida.
E a quanto pare sono già moltissimi ad averlo compreso. Anche se non ancora tutti.
Si affrettino i ritardatari.
La battaglia sulla giustizia è fondamentale, anche oltre i partiti di appartenenza, per far sì che un servizio importantissimo per cittadini e imprese possa essere improntato ad equità ed efficienza. Troppa burocrazia, troppe lungaggini, troppi torti.
Se ogni anno mille cittadini incarcerati vengono poi assolti nei processi, vuol dire che ogni anno si commettono almeno mille abusi inaccettabili. Che poi lo Stato – cioè noi con le nostre tasse – deve risarcire al posto dei magistrati che hanno sbagliato. È l’ora di correggere seriamente le distorsioni esistenti: vogliamo fidarci della giustizia.