Con il suo “Spatriati” lo scrittore pugliese Desiati vince l’ambito Premio Strega

Nella notte dello Strega, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma, Mario Desiati con “Spatriati” (Einaudi) ha vinto la 76esima edizione del premio. Lo scrittore pugliese, già entrato in cinquina nel 2011 con ‘Ternitti’, ha superato la concorrenza di Claudio Piersanti che con “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli) che si è classificato secondo con 90 voti preferenze. Desiati ha dedica la vittoria del Premio a Mariateresa Di Lascia, che non potè festeggiare la vittoria nel 1995, quando le fu assegnato lo Strega postumo per “Passaggio in Ombra”. Desiati non si è concesso la tradizionale bevuta del Liquore Strega dopo la proclamazione della sua vittoria. “Lascio questa bottiglia intonsa, la berrò in Puglia in ricordo degli scrittori della mia terra In particolare di Maria Teresa Di Lascia che vinse nel 1995 ma non potè berla perchè morì pochi mesi prima”.
Desiati era già entrato in corsa allo Strega nel 2011
Dopo aver tentato la corsa nel 2011 con “Ternitti” è ora arrivato il suo momento. Mario Desiati, dato per favorito sin dalle prime battute di questa 76esima edizione, ha raggiunto la vittoria finale del premio Strega con 166 preferenze precedendo Claudio Piersanti, autore di “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli), che ha avuto 90 voti. Il romanzo con cui lo scrittore pugliese ha scalato la vetta del più ambito riconoscimento letterario racconta la storia di Claudia e Francesco. Due ragazzi di Martina Franca, lo stesso paese di Desiati. Due “spatriati”, ovvero due giovani irregolari, incerti, in qualche modo fuori dagli schemi. Due giovani in cerca di se stessi che, pur non essendo fidanzati nel senso pieno del termine, sono legati da un forte sentimento che li unirà per tutta la vita. E che, da “Spatriati” lasceranno la Puglia per cercare fortuna all’estero.

La storia della generazione “fluida” pugliese
Claudia infatti non sopporta la provincia e, appena può, la lascia. Prima fa tappa a Milano, poi a Londra per approdare infine a Berlino dove la raggiungerà Francesco. “Claudia – confessa Francesco – anche a distanza dava un senso alla mia vita, era petrolio bianco, ogni sua mail o messaggio, ogni sua telefonata, ogni sua parola assomigliava alle fiammate degli sputafuoco nelle notti estive dedicate al nostro santo. Percorrevo chilometri, conducevo visite negli appartamenti e nelle campagne, parlavo con tanta gente con cui non avevo niente da dire, e c’era sempre quella fiammata a illuminare il nero che m’era rimasto addosso da quando era andata via”.
Prima di lasciare la Puglia il giovane protagonista si interroga, scava dentro di sé, resta fermo nel suo paese. Ma lo abbandona per raggiungere la sua Claudia. Desiati, insomma, mette in scena le mille complicazioni di una generazione “fluida”, irregolare e sradicata. La generazione dei quarantenni che non ha avuto paura di cercare altrove la propria strada ma restando, al tempo stesso, ben ancorata alle proprie origini alle quali tende nonostante tutto.