Confindustria: se l’Unione europea non gestirà gli effetti delle sanzioni a Mosca, pronti a fare da soli

bonomi confindustria

“Le imprese sono al fianco del governo e dell’Europa ma servono misure finalmente strutturali e strumenti appropriati di sostegno. Per far in modo che non venga distrutto, in tutto o in parte, il nostro tessuto produttivo. La risposta deve arrivare innanzitutto dall’Europa come fu per l’emergenza sanitaria 2020. Se l’Europa si dimostrerà coesa solo sulle sanzioni e non anche sulla gestione dei loro effetti collaterali occorrerà necessariamente agire a livello nazionale. E dovremmo farlo con grande tempestività e con interventi straordinari adeguati a questa nuova emergenza”. Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi nel suo video-intervento all’evento organizzato da Confindustria, dal titolo “Ucraina. Reagire insieme”.

L’Unione europea è l’area più colpita dalla guerra

“Lasciare la risposta ai singoli governi significa accentuare le differenziazioni”, spiega ancora Bonomi. “Gli impatti economici della guerra si stiano rivelando fortemente diseguali tra i settori” e tra le principali macro aree “l’Unione Europea sia quella più colpita”. “Lo dimostra il prezzo del gas 10 volte quello registrato a inizio aprile. Ma a sua volta nella stessa Unione Europea i prezzi dell’energia sono sostanzialmente diversi perché i Paesi hanno operato da situazioni di partenza diversi e quanto alla strategia energetica i relativi governi hanno adottato strumenti diversi”. Bonomi ricorda come il settore industriale della Francia, ad esempio, con l’impiego del nucleare, paghi in sostanza circa la metà del costo medio di fornitura rispetto ai prezzi di mercato.

La competitività dell’industria italiana gravemente penalizzata

“È evidente che differenze così ampie dei prezzi di mercato nella macro area europea, ma anche tra i Paesi europei, incidono molto negativamente sulla competitività dell’industria italiana. E soprattutto per le imprese che operano nel settore energia intensive”. In questa direzione, ricorda Bonomi, va la richiesta avanzata da qualche tempo da Confindustria per una regolamentazione coordinata dei prezzi. “L’obiettivo resta un prezzo comune regolato del gas che tuteli il continente sul piano della sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività industriale da condizioni economiche abnormi. Molto diverse da quelle dei reali contratti di approvvigionamento”, spiega. A questo, ricorda ancora, si associa la richiesta ” di una sospensione straordinaria degli Ets che oggi penalizza un’industria italiana, la più decarbonizzata di altre”.

Il termovalorizzatore di Roma? Assolutamente sì

Per Confindustria, “la recente escalation dei prezzi del gas naturale dell’energia elettrica rende necessario accelerare lo sviluppo di nuova capacità di produzione elettrica da fonti rinnovabili. Occorre insomma slegare il prezzo dell’energia prodotta delle rinnovabili da quella prodotta dal gas. E anche ridurre la nostra dipendenza delle forniture di gas da Paesi geograficamente instabili. Infine raggiungere gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione attraverso mercati in grado di promuovere una produzione rinnovabile di oltre 70% nel 2030”. Quanto al termovalizzatore di Roma, conclude Bonomi, si deve assolutamente fare. “E’ una città dove la gestione dei rifiuti è una non gestione, e va assolutamente affrontata. Da italiano mi dispiace vedere la Capitale in quelle condizioni”..