Congresso Pd, l’ombra della scissione: Nardella per Bonaccini e Zingaretti per Schlein, il “politburo” indeciso

Dario Nardella con Stefano Bonaccini. L’annuncio, atteso da giorni, è stato formalizzato: il sindaco di Firenze sarà presidente e guida della mozione congressuale del governatore dell’Emilia Romagna. Il “ticket dell’Appennino” (o tandem, visto che i due hanno usato come simbolo una bici da corsa) asciuga ancor di più la rosa dei candidati alla guida del Pd. In attesa delle mosse definitive di altri competitor come Matteo Ricci (il 16 dicembre scioglierà ogni riserva) e data a Paola De Micheli la palma di prima candidata ufficiale, domani è il turno di Elly Schlein. Con la definizione del quadro degli aspiranti segretari, la battaglia congressuale entra davvero nel vivo. Con qualche preoccupazione. La prima, la scissione. Senza citarlo, ha agitato lo spauracchio Giorgio Gori.
Si divide il “partito dei sindaci” Pd
Sia Bonaccini che Nardella hanno scacciato il fantasma degli addii. “Mi auguro mai più scissioni, ne abbiamo patite troppe”, ha detto Bonaccini. E più il profilo delle nuove leadership si chiarisce più si definiscono gli schieramenti in campo, soprattutto dei big del Pd. Al teatro del Sale di Firenze, dove Nardella e Bonaccini hanno lanciato il loro patto, in prima fila erano presenti anche il governatore toscano Eugenio Giani e la segretaria regionale dem e deputata Simona Bonafè. In attesa degli endorsement ufficiali, le indiscrezioni fanno vedere un vorticoso movimento legato a un derby Bonaccini-Schlein. Non è il caso di parlare di un big bang delle correnti ma almeno di un forte, rimescolamento. Il “partito dei sindaci” si è diviso, con Nardella e anche Antonio De Caro (primo cittadino di Bari) con Bonaccini e Ricci candidato in proprio.

La Schlein aspetta l’appoggio di Zingaretti, Provenzano e Franceschini
Il sindaco di Pesaro a sua volta ha messo a segno in gol non da poco, incassando l’appoggio di Goffredo Bettini. Ma non di tutta la sinistra Pd. Andrea Orlando ha avuto parole di apprezzamento per Ricci, ma ha anche spiegato di voler ascoltare le ragioni della Schlein. Dalla quale, invece, sarebbe sostenitore il vice segretario dem Peppe Provenzano. Matteo Orfini, invece, viene dato in rotta di avvicinamento a Bonaccini. Come Brando Benifei. Corteggiatissimo Nicola Zingaretti, ma molto silenzioso sugli assetti congressuali. Ma alcuni zingarettiani (come Marco Furfaro) avrebbero già detto sì a Schlein. Soprattutto, per la ex leader di Occupy Pd è atteso l’appoggio di Dario Franceschini. AreaDem, però, potrebbe non ritrovarsi compatta in questo Congresso. Alcuni esponenti (come Piero Fassino) sarebbero intenzionati a sostenere Bonaccini.
Si aspettano gli endorsment dei cosiddetti big del partito
Un discorso a parte merita Base riformista, l’area guidata da Lorenzo Guerini da tempo indicata come sponsor principale del governatore dell’Emilia Romagna. Enrico Borghi ha annunciato via Facebook il suo addio, al grido di “basta correnti”. Ma a sentire diversi deputati dem, la decisione di Base riformista di sciogliersi sarebbe stata presa già tempo fa. Manca poi all’appello (ma si assicura sia questione di giorni, se non addirittura di ore) un folto gruppo di dirigenti e big, sono indicati per comodità come “lettiani” nelle conversazioni tra i parlamentari dem. Si tratta di fatto di buona parte dell’attuale gruppo dirigente (le capogruppo Serracchiani e Malpezzi, la vice presidente Ascani e big come Boccia e Meloni) che non è ancora schierato.
Il “partito del sud” attende il discorso della Schlein per pronunciarsi
Infine, in grande subbuglio viene dato il “partito del Sud”, un gruppo di parlamentari, segretari regionali, governatori (tra i quali ci sarebbe Michele Emiliano): non entusiasti dopo le prime mosse di Bonaccini, attendono il discorso della Schlein alla quale potrebbero unirsi. E, soprattutto (numeri alle mani) assicurano di essere determinanti per le sorti congressuali.