Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) senza guida: vertici scaduti, 9.300 dipendenti in attesa e 3 milioni al giorno fermi in banca

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è come una nave senza capitano, alla deriva in un mare di incertezze. Con i vertici scaduti e nessun nuovo timoniere in vista, la più grande istituzione scientifica italiana si trova in un limbo che rischia di costare caro alla ricerca e ai progetti internazionali.

Tutti i vertici scaduti e fondi bloccati
Il mandato della presidente Maria Chiara Carrozza è scaduto il 26 maggio, esauriti pure i 45 giorni di proroga previsti per garantire la continuità di funzionamento. Tre membri su cinque del Cda avevano già perso il loro ruolo a marzo. Il bilancio 2024 non è stato approvato, e senza un rappresentante legale, i milioni di euro che il Cnr incassa ogni giorno da imprese ed enti pubblici restano fermi in banca, inutilizzabili. “Siamo come una macchina senza chiavi” denuncia Nicola Fantini, unico membro del Cda ancora in carica. “Il mio mandato scadrà nel 2027, ma intanto tutto è fermo”.
Navi ferme e ricerche in stand-by
La Gaia Blu, nave oceanografica simbolo del Cnr, è ormeggiata in porto ad Ancona, pronta a salpare ma bloccata dalla mancanza di fondi sbloccabili. E non è l’unico caso: dalle spedizioni in Antartide alle carote di ghiaccio custodite a Venezia, la scienza italiana è costretta a guardare dal finestrino mentre i partner stranieri avanzano. “Abbiamo le idee e i progetti, ma senza vertici siamo come un aereo senza pilota” dice Mario Sprovieri, direttore dell’Istituto di scienze marine.
Rischio commissariamento
La situazione si trascina da mesi. Altre istituzioni scientifiche hanno già cambiato i vertici, ma al Cnr tutto resta fermo. “Il ministro dell’università e ricerca Anna Maria Bernini sapeva bene che i vertici erano in scadenza”, denuncia Rino Falcone, ricercatore ed ex direttore dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione. “Il mancato rinnovo non è una dimenticanza, è una decisione politica”. I rumors di un possibile commissariamento dell’ente, composto da 88 istituti di ricerca e nel quale lavorano dodicimila tra ricercatori, tecnici, amministrativi e assegnisti, aumentano.
In un intervento pubblicato su Left, Rino Falcone, ex direttore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, lo definisce un passo «ormai inevitabile», pur riconoscendone l’illegittimità: secondo le norme, infatti, per nominare un commissario sono necessarie violazioni di legge, gravi irregolarità statutarie o l’impossibilità di funzionamento dell’ente.
Il ministro Bernini, però, ha escluso questa opzione, assicurando che il Cnr continuerà a funzionare anche in assenza del presidente e del consiglio di amministrazione. «Faremo al più presto le nomine che dobbiamo fare. Nel frattempo – ha dichiarato – c’è un direttore generale che garantisce la continuità dell’attività». Ma lo statuto del Cnr è preciso: il mandato del direttore generale termina con la fine del mandato del presidente, e può essere prorogato di massimo 90 giorni solo in caso di cessazione anticipata dell’incarico.
L’alternativa sarebbe assegnare l’interim della presidenza all’unico consigliere ancora in carica, Fantini, ma finora nessuno ha preso in considerazione questa soluzione.
Progetti congelati e i precari a rischio
E senza un presidente o un vicepresidente, il Cnr non può spendere i 136 milioni di euro già in cassa. Né può toccare i fondi del Pnrr o firmare contratti con le imprese. Il colpo più duro lo subiscono i 4mila precari che tengono in piedi la ricerca: “Non possiamo nemmeno rinnovare i loro contratti”, spiega Fantini. “Senza continuità, i nostri gruppi rischiano di sfaldarsi. E nella scienza, chi resta indietro oggi, rischia di non recuperare mai più”.
Dalle carote di ghiaccio che raccontano il clima di milioni di anni fa alla nave Gaia Blu che potrebbe portare l’Italia alla conferenza sugli oceani a Nizza: tutto resta sospeso, ostaggio di un vuoto decisionale. “Ci sentiamo come in balia di una tempesta” confessa Giuliana Panieri, da poco tornata in Italia per dirigere l’Istituto di scienze polari. “Mai avrei pensato che qui, a casa mia, la scienza potesse essere lasciata così alla deriva”.