Coop Karibu, i soldi per i clandestini mandati all’estero per aprire supermercati e ristoranti

Ammonta a quasi due milioni di euro (1.942.684) il sequestro disposto dal gip di Latina nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura e condotta dalla Guardia di Finanza che ha portato agli arresti domiciliari Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro. Per il gip oltre alle ”condotte di frode in pubbliche forniture’’ gli accertamenti contabili e le stesse valutazioni del commissario liquidatore, hanno permesso alla Procura di ricostruire ‘’un quadro allarmante di distrazioni patrimoniali idonee a svuotare la “Karibu” (anche per il tramite della Jumbo Africa- soggetto giuridico fittizio) e portarla allo stato di insolvenza, dichiarato con sentenza del Tribunale di Latina del maggio 2023’’.
Bonifici all’estero per 473mila euro
A fronte dei flussi di denaro pubblico, la Guardia di finanza ha ricostruito tutte le disposizioni bancarie ‘’prive di congrua giustificazione causale e comunque per finalità diverse da quelle alle quali era preposta la Karibu’’. In particolare “si evidenziano bonifici verso l’estero per 472.909 euro negli anni 2017/2022, utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu, ma adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021’’.

Supermercato e ristorante con i soldi per i clandestini
Spesso le carte prepagate sono state ricaricate come “progetti”, quando in realtà le spese effettuate con la medesima carta risultano attività di ristorazione, strutture recettive, negozi di abbigliamento, gioiellerie, in Italia e all’estero (Ruanda, Belgio, Portogallo). Una parte del denaro ottenuto dalle coop, quasi mezzo milione di euro trasferita all’estero tra il 2017 e il 2022. Uno degli indagati “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente della Karibu e Jambo, disponeva, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore suo e in particolare in Rwanda dove lo stesso ha avviato un supermercato e, successivamente, un Ristorante sotto l’insegna ‘Gusto Italiano’’’.
”Una struttura delinquenziale organizzata a livello familiare’’
”Una struttura delinquenziale organizzata a livello familiare’’. Così il gip di Latina nell’ordinanza che ha portato agli arresti domiciliari Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e membri del consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu” nell’ambito di un filone dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Latina e condotta dalla Guardia di Finanza, sull’attività delle cooperative impegnate nella gestione dei richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina. Nell’ordinanza viene sottolineata ‘’la perseveranza dell’azione criminale, continuata per molti anni’’.
Dalle indagini emergono altri particolari
‘’Un sistema collaudato che è risultato esclusivamente proteso a eludere gli obblighi pubblicistici (derivanti dalle convenzioni con gli enti), dotato di schermi societari fittizi riconducibili al management della Karibu (Jambo Africa Consorzio A.I.D), connotato da caratteri di transnazionalità, tutti unicamente finalizzati a distrarre i fondi pubblici, in buona parte reinvestiti all’estero’’ scrive il gip. ‘’Con l’ulteriore collegato effetto di porre i soggetti ospitati, particolarmente vulnerabiliti poiché migranti richiedenti protezione internazionale, in stato di accoglienza gravemente lesivo della loro stessa dignità’’.
Gli indagati tentarono di disfarsi della documentazione
Gli indagati ”non hanno esitato a disfarsi della documentazione anche contabile della Karibu quando gli operanti accertavano che già nei giorni antecedenti rinvenuta altra documentazione della stessa specie finita poi nel punto di raccolta differenziata’’, conclude il giudice. ”Un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015-2016-2017-2018 e 2019, non solo con la specifica finalità evasiva (inserendo in dichiarazione costi non deducibili) e anche per giustificare in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati’’.
Negli anni la coop Karibu percepì ingenti fondi pubblici
‘’Come ampiamente ricostruito dalla documentazione nell’informativa della Guardia di Finanza di Latina (datata febbraio 2021), negli anni la Karibu percepì fondi pubblici da diversi enti statali, come ente attuatore di diversi progetti indicati come: Cas (centri accoglienza straordinaria), Sprar (sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati) servizio di accoglienza minori e, ancora, progetto rete antitratta’’ spiega il gip. ‘’Le condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate a un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti’’.
Ecco le criticità emerse dall’inchiesta
Fra le criticità emerse, in particolare, il giudice cita: ‘’sovrannumero di ospiti rispetto alla capienza consentita e promiscuità; alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato rispetto al numero degli ospiti, mobili rotti e malmessi, condizioni igieniche carenti, riscaldamenti ridotti alle sole ore notturne o assenti; ambienti poco curati e non in sicurezza, spesso persino insalubri; derattizzazione e deblattizzazione assenti; mancata consegna del kit vestiario e della scheda telefonica di 15 euro; corsi di lingua italiana scarsi o insufficienti; insufficienza del cibo e di scarsa qualità; criticità dell’assistenza sanitaria; carenze nella tenuta della documentazione che non permette il tracciamento delle attività e dei servizi resi alle persone’’.
Per il gip di Latina ‘’il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non si adoperò per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti’’.