COP28 di Dubai: notte di trattative serrate, salta l’intesa sull’uscita dai fossili

Notte di negoziati a Dubai dove sono proseguiti i colloqui della COP28 attorno alla bozza di accordo proposta dalla presidenza del vertice, ampiamente respinto dai paesi per la sua mancanza di ambizione sull’uscita dai combustibili fossili. Nelle prime ore dell’ultimo giorno teorico della 28a Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, i paesi occidentali, gli Stati insulari, nonché i paesi africani e dell’America Latina hanno ribadito la loro opposizione al testo nel corso di un incontro a porte chiuse.
“Questa è l’ultima COP in cui avremo la possibilità di riuscire a mantenere vivo l’1,5°C”, l’obiettivo più ambizioso dell’accordo di Parigi, ha dichiarato ai suoi omologhi l’inviato americano John Kerry, durante questa sessione che si è conclusa intorno alle 14.30 locali. (00:30 in Italia). Secondo i delegati, un nuovo testo, frutto degli scambi notturni del 13° giorno del vertice, è atteso nella giornata di martedì. Ma la scommessa del presidente della COP28, Sultan Al Jaber, di ottenere un accordo storico alle 11 locali (le 8 in Italia), anniversario dell’accordo di Parigi, è ormai perduta.

“Questo non è un problema per la delegazione europea, abbiamo tempo e siamo disposti a restare ancora un po’”, ha assicurato il capo della diplomazia tedesca Annalena Baerbock.
Lunedì sera, il sultano Al Jaber, capo anche della compagnia petrolifera e del gas degli Emirati Arabi Uniti, Adnoc, ha proposto una bozza accordo che lascia completa libertà ai paesi di scegliere il modo in cui “ridurre” i combustibili fossili. Il testo di 21 pagine non fissa più alcun obiettivo comune di “uscita” dal petrolio, dal gas e dal carbone, il cosiddetto ‘phaseout’, pur previsto nelle versioni precedenti, il che costituirebbe una decisione storica se fosse adottata con il consenso di 194 Paesi, più l’Unione Europea, avendo ratificato l’Accordo di Parigi. I combustibili fossili sono responsabili di circa due terzi delle emissioni di gas serra, causa del riscaldamento globale e dei disastri che ne derivano (siccità, ondate di caldo, inondazioni, ecc.).
COP28: un dollaro investito sul clima ne evita 4 di danni
Stephane Hallegatte, senior climate change advisor della Banca Mondiale, sostiene che “sviluppo e azione per il clima si rafforzano a vicenda”. In un’intervista a Il Sole 24 Ore Hallegatte spiega: “I Paesi più poveri sono più esposti, ad esempio perché la loro economia si basa molto di più sull’agricoltura, che dipende dalle piogge, e le abitazioni sono di bassa qualità, con maggiori probabilità di essere distrutte da tempeste o alluvioni. Le nostre valutazioni riscontrano impatti particolarmente elevati, superiori al 10% del Pil dal 2050, nei Paesi più poveri. In tutti i Paesi, ricchi e poveri, i nostri rapporti rilevano i vantaggi di investire nella resilienza e nell’adattamento. Per esempio, investire in infrastrutture più resilienti, permette di evitare quattro dollari di danni per ogni dollaro di spesa: è un ottimo investimento.