Coronavirus, come si trasforma tutto in una bolgia romana (video)

Coronavirus da Fb farmacia Bergamo sergio

Col coronavirus sembra di vivere, a Roma, ad una specie di ridicola bolgia capitolina. Fino all’altro giorno toccava assistere alle esibizioni quotidiane dell’assessore alla sanità D’Amato. “Qui non ci sono malati autoctoni”, tuonava dopo aver studiato alla perfezione la parola. Ahimè, ci siamo beccati la famiglia di Fiumicino e i dubbi che cominciano a serpeggiare e di cui abbiamo dato conto ieri.

Ripetere ad ogni piè sospinto che nel Lazio siamo – eravamo – una specie di razza protetta non ha portato bene. E francamente ridicolo, stucchevole. Una fuga dalla realtà.

Coronavirus: accadono alcune cose inverosimili

Guai a chi tocca lo Spallanzani, e ci mancherebbe. E anche a chi lo macchia con speculazioni politiche. Lo dirige una troika all’altezza.

Ma a volte sembra di assistere a qualcosa di inverosimile. Il coronavirus c’è perché lo ha detto l’organizzazione mondiale della sanità. E su questo nessuno deve osare ribattere. Poi c’è però una gara tra gli stessi scienziati che ha dato vita ad una immotivata psicosi collettiva. Che fa sbagliare anche quella politica che non approfondisce i temi ma si limita a cavalcarli. Chi dice che “c’avemo er fisico” sbaglia. Bisogna dire che si teme l’evoluzione di qualcosa che ancora non conosciamo bene ma stiamo lavorando per far stare sicura la popolazione.

Anche perché da tempo non si registravano infezioni come quella che sta monopolizzando la nostra vita da settimane.

Quella strana gara che divide anche gli scienziati

Si è aperta una gara incredibile tra gli stessI virologi: stanno sempre in televisione – e qualcuno in sedi politiche che farebbe bene ad evitare di frequentare – e ti danno l’idea di una ricerca ossessiva di visibilità.

Vogliamo raccontarla la verità, che conoscono bene professionisti come Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, Maria Rita Gismondo del Sacco di Milano, Giovanni Rezza dell’Istituto di sanità e il neoconsulente di governo Walter Ricciardi? (Quest’ultimo bacchettato come un fabbro dal deputato di Italia Viva Marattin nel video che vi proponiamo sotto).

Gli ospedali di malattie infettive quasi  non esistono più. Al massimo ci sono solo dipartimenti. E c’è tanta voglia di visibilità di politici scarsi e senza un progetto reale. Poi, un governo debole che cerca la disgrazia pubblica che renda coesa la Nazione.

Di qui la ridicolaggine della Protezione civile a capo delle operazioni…

Aggiungiamoci le rivalità del Sacco nei riguardi dello Spallanzani e il resto è storia drammatica di questi giorni. E poi il numero dei contagi. Diceva un autorevole professore della Sapienza, il professor Piero Martino: “Se le infezioni non le cerchi, non le trovi”. Quindi: più tamponi , più infezioni. Chi ne ha fatti di meno ne ha trovati di meno.

La realtà è che una politica debole ha assistito ad una specie di guerra tra infettivologi senza capirci nulla. Il risultato è il panico perché ciascuno, senza informazioni precise, è portato a non credere a nulla.

Probabilmente si tratta di qualcosa di abbastanza superiore all’influenza, ma di questo pare trattarsi in una forma più aspra. Dopo la fine dei grandi rischi – almeno in Occidente – tutto sembrava finito e qualche professionista disoccupato. Logico che ci sia chi saluta (per se’) l’arrivo del coronavirus. Ma dalla politica pretendiamo serietà. E anche da qualche scienziato…

Walter Ricciardi è una risorsa preziosissima di questo Paese, soprattutto in questo momento. Però, a maggior ragione, non è possibile tollerare la diffusione di notizie false, neanche da lui. Continuiamo a lavorare insieme, senza polemiche e avendo come unica bussola l’interesse del paese. Ma senza raccontare balle, per favore.

Pubblicato da Luigi Marattin su Sabato 29 febbraio 2020

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Commenti

  • Pia Di Benedetto scrive:

    Il Coronavirus mette alla prova l’efficienza dell’SSN anzi di tutti i sistemi sanitari come afferma Lancet. In Italia negli ultimi 10 anni abbiamo assistito all’ospedalectomia con il taglio dei posti letto, alla diminuzione progressiva delle assunzioni dei professionisti (medici e infermieri) e del personale di supporto per aderire a indicatori di efficienza e piani di rientro. Forse in un’ottica economica sarà stato anche giusto ma in un sistema sociale complesso poi ci sono situazioni che fanno saltare il banco. Quello dell’epidemia è proprio il caso di scuola. Nel Lazio ci sono 560 PL di terapia intensiva pubblici e privati accreditati possiamo far fronte ai contagi ma fino a un limite massimo di malati al giorno che al momento è difficile quantificare. Nel frattempo se riempiamo le TI di contagiati dove mettiamo gli altri malati gravi? Ci sono numerose strutture che sono state chiuse, ad esempio il San Giacomo dove erano stati appena ristrutturati il blocco operatorio e la terapia intensiva, bisognerebbe pensare di riaprirlo per dedicarlo all’emergenza Coronavirus. Sono stati fatti concorsi per medici rianimatori e infermieri e ci sono migliaia di professionisti disponibili. Non è un problema di disponibilità e di strutture è solo e sempre un problema legato all’economia. La protezione e la cura dei cittadini dipende da quanto ci si vuole investire, se prevale la logica del risparmio (a fronte di un prelievo fiscale pazzesco) o quella della protezione sociale. Tutto qua. Il resto sono pannicelli caldi o proposte ridicole come quella di richiamare i medici pensionati.