Coronavirus, per i rifiuti niente quarantena ed è allarme
È allarme per come vengono gestiti i rifiuti dalla Regione Lazio. Molti cittadini della nostra Regione sono in quarantena, e questo vale anche per la città di Roma. Ma ovviamente tutti continuano a produrre spazzatura. È normale, ma siccome all’interno dei sacchetti domestici ci potrebbe essere del materiale infetto servono delle regole. Le istruzioni arrivano direttamente dall’Istituto superiore di sanità che ha emanato un vero e proprio protocollo. Da seguire scrupolosamente se qualcuno in famiglia è risultato infetto ed è positivo al coronavirus.
Niente quarantena per i rifiuti del Lazio
Niente quarantena quindi per i rifiuti prodotti a Roma e nel Lazio, nonostante il protocollo stringente dell’Istituto superiore di sanità. Che prevede per chi risulti infetto o in quarantena la sospensione dell’obbligo della raccolta differenziata. Ovvio, perché ciò che si differenzia è destinato ad essere riciclato. E se c’è del materiale infetto da un virus che ancora non riusciamo a combattere, molto meglio che quella roba sparisca per sempre. Ma la Regione sembra essere in ritardo, e gli impianti per conferire i rifiuti sono pochi. E non tutti bene attrezzati.
Due buste per avvolgere il rifiuto in quarantena
Dunque solo per chi è positivo al virus, i rifiuti dovranno essere inseriti nella busta per la raccolta indifferenziata. Magari di buste se ne potranno utilizzare più di una per isolare bene il tutto, e la spazzatura andrà chiaramente tenuta lontano dagli animali domestici. E gettata negli appositi cassonetti per l’indifferenziata. Fin qui le regole, ma nel Lazio che succede? Anche la Regione si deve adeguare al protocollo dell’Istituto superiore di sanità e quindi i rifiuti di chi è positivo al coronavirus e di chi si trova in quarantena verranno smaltiti nei cassonetti della raccolta indifferenziata. Ma poi dove andranno a finire? E saranno gestiti nel modo migliore per evitare il contagio?
Tutti i rifiuti insieme ed è allarme
È questa la domanda che desta più preoccupazioni. I protocolli regionali parlano chiaro. I rifiuti indifferenziati oggi vengono conferiti ai tre impianti di Viterbo, Pomezia e Castel Forte. Ma in teoria potrebbero andare anche negli stabilimenti che hanno ottenuto la deroga rispetto alle autorizzazioni originarie. Quindi a Frosinone e a Civitavecchia. Alcuni di questi però hanno solo la possibilità di effettuare il trattamento meccanico del rifiuto e non quello biologico. Che lavora ad alte temperature e garantisce un maggiore abbattimento degli agenti inquinanti. E da quanto ci risulta, non tutti gli impianti dotati di questa tecnologia sono stati ancora contattati.
Servono subito risposte
Non si capisce nemmeno a questo punto che fine debba fare l’organico. Se per chi è infetto da coronavirus e sta facendo la quarantena a casa l’obbligo delle differenziata viene meno, è evidente che l’organico dovrebbe essere diviso da tutto il resto e messo nei cortili o negli androni. In attesa che le aziende ex municipalizzate dei rifiuti passino a ritirare l’immondizia. Con quali conseguenze dal punto di vista igienico sanitario è facile immaginare. È urgentissimo allora un provvedimento della Regione Lazio che faccia chiarezza, su come raccogliere e conservate il rifiuto finché la pandemia non sarà passata. E il presidente Zingaretti o l’assessore Valeriani ci dovranno dire dove vengono conferiti i rifiuti potenzialmente infetti. Su un tema delicato come questo i cittadini hanno diritto di sapere, e prima di subito.